Nella parte continentale del Regno delle Due Sicilie c'è stata una presenza importante del monachesimo camaldolese. A Napoli, in particolare, a partire dal XVI secolo si registra più di un sito collegato con gli eremiti.
Occorre anzitutto precisare che in città si sono succedute due congregazioni differenti: quella degli eremiti camaldolesi montecoronesi, dal 1585 al 1962, e quella benedettina camaldolese dal 1962 al 1998.
Di fronte a Porta San Gennaro c’era l’Hospitio, dove risiedeva il Padre Procuratore generale - preposto a tutti gli eremi della congregazione montecoronese nel Regno - con alcuni confratelli. Antiche mappe della città consentono di osservare l’area interessata nei suoi cambiamenti.
Du Perac e Lafréry (1566) |
Stinemolen (1582) |
Anche nella mappa di Stinemolen datata 1582, cioè tre anni prima dell’inizio dei lavori di fondazione dell’eremo del SS Salvatore sulla collina che allora si chiamava Monte Prospetto, l’Hospitio è assente.
Baratta (1670) |
La mappa Baratta,
stampata per la prima volta nel 1627 e con edizioni successive fino al 1670,
inserisce invece il complesso camaldolese che non aveva una chiesa pubblica.
Un testo di spiritualità camaldolese, pubblicato nel XVII secolo, ne spiega la funzione. «V’è anco nella Città di Napoli l'Hospitio (è cosa ordinaria di questi PP. nelle Città principali tenere il loro Hospitio) che stà fuori la porta di San Gennaro dove resiede il Padre Procuratore generale di quest'Eremi di Regno, con il suo Compagno, e alquanti altri Religiosi, per attendere à procurare tutto quel ch'hanno bisogno gl'Eremiti degl'Eremi, com'anco esigere le loro entrate, e accodire alle liti. In esso pernottano, e stanno a desinare gl'Eremiti, quando per loro bisogni vengono in Napoli»*.
Duca di Noja (1775) |
La famosa mappa
di Giovanni Carafa Duca di Noja del 1775 conferma la presenza dell’Hospitio e mostra
l’evoluzione dell’area circonvicina, che subirà i più grandi rimaneggiamenti a
partire dall’allargamento di via Foria (qui indicata come “Strada nuova fatta
dal Pubblico nel 1766”) nel 1812. L’Hospitio seguì la sorte dei monasteri
soppressi nel periodo francese e, dopo la perdita dell'indipendenza delle Due Sicilie, con l'annessione del 1861; i beni confiscati passarono al demanio.
Oggi sopravvive, con poderose modifiche, l’edificio principale dell’Hospitio camaldolese in via Crocelle a Porta San Gennaro, contiguo alla chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi (sec. XVII) la cui cupola è visibile dal cortile interno al fabbricato.
(*) Giovanni da Castagnizza, Historia di San Romualdo. Padre, e fondatore dell’Ordine Camaldolese (…), trad. dallo spagnolo del monaco Timoteo da Bagno, per Girolamo Fasulo, Napoli 1685, p. 365.
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