08/07/24

Le lapidi dei Camaldolilli


Gioacchino Murat alla fine del 1814 creò il titolo di Conte dei Camaldoli e ne insignì Francesco Antonio Ricciardi, coniugato con Luisa Granito dei marchesi di Castellabate. Con l’occupazione del Regno da parte dei francesi, infatti, erano stati soppressi gli ordini religiosi e confiscati i loro beni: tra questi alcuni possedimenti della Congregazione degli eremiti camaldolesi.
Chiesa di S. Maria Addolorata
ai Camaldolilli.
Sulla collina napoletana dei Camaldoli, ma un po’ più in basso rispetto all’eremo, nella zona ancora oggi detta Camaldolilli, subì quella sorte l’infermeria con annessa chiesa che diventò la cappella sepolcrale di famiglia. Francesco Antonio stesso, che rivestì alte cariche sia durante il regno di Giuseppe Bonaparte che di Gioacchino Murat, fu attivo nella confisca dei beni dei monasteri. Dopo la caduta di Murat, con il ritorno dei Borbone Due Sicilie, ricoprì brevemente il ruolo di Ministro di Grazia e Giustizia, ma sostanzialmente mantenne un atteggiamento sfavorevole a questo casato.

Chiesa di S. Maria Addolorata
ai Camaldolilli.
Ben diverso fu l'atteggiamento del figlio Giulio Cesare Ricciardi, 2° Conte dei Camaldoli, che nel 1830 in prime nozze sposò Sofia Spinelli dei marchesi di Fuscaldo. Rimasto vedovo, nel 1853 si unì in matrimonio con la Baronessa Anna Maria Dachenhausen. Giulio Ricciardi restò sempre fedele ai Borbone, anche dopo che i Savoia ne usurparono il trono. Nel 1861 fu nominato Cavaliere di Giustizia dell’Ordine Costantiniano da Francesco II e, nel 1869, designato tra i padrini di battesimo di Maria Cristina Pia, figlia di questi e della Regina Maria Sofia, bimba purtroppo deceduta a soli tre mesi di vita.

Marcatamente antiborbonico e anticlericale fu, invece, Giuseppe Ricciardi, fratello minore di Giulio e deputato del Regno d’Italia. In contrapposizione al Concilio Vaticano I che si apriva l'8 dicembre 1869, addirittura organizzò a Napoli, con prima seduta il 9 dicembre al Teatro San Ferdinando, un Anticoncilio. Ad esso vi furono adesioni individuali e collettive, di logge massoniche, di associazioni, di delegati esteri; l’adunanza ottenne persino l'esplicito augurio di Giuseppe Garibaldi. In una lettera da Caprera del 19 gennaio 1869 scrisse che esso sarebbe stato utile a “recidere la cancrena sacerdotale” che appestava l’Italia. In un successivo messaggio del 7 ottobre seguente, Garibaldi indicava come prima meta dell'Anticoncilio: “Rovesciare il mostro papale”. L'Anticoncilio, comunque, nonostante l'enfasi ebbe un finale poco glorioso.

In questo turbinio di eventi, di fatti e misfatti, emerge ancora un volta la luminosità della figura di Francesco II. Nell’affezione verso Giulio Ricciardi, egli sa guardare alla lealtà della persona senza lasciarsi influenzare da eventuali considerazioni su persone a lui legate, mostrando di conservare capacità di discernimento e limpidezza nei sentimenti.

(ASNa, Fondo Archivio Borbone,
corrispondenza di Francesco II
con titolati, 1859-1870, busta 1146).
(ASNa, Fondo Archivio Borbone,
corrispondenza di Francesco II
con titolati, 1859-1870, busta 1146).
Sentimenti che Giulio Ricciardi ricambia e manifesta anche per iscritto al Re. Nell'Archivio di Stato di Napoli sono conservate due lettere che il Conte di Camaldoli indirizza a Francesco II: l'una, del 4 aprile 1861, con cui ringrazia per la nomina a Cavaliere e l'altra, datata 1° ottobre dello stesso anno, con gli auguri per l'onomastico del Re e il compleanno della Regina Maria Sofia, i quali definisce “eroica coppia”. 

Oggi la chiesa di Santa Maria Addolorata ai Camaldolilli, risalente al XVII secolo, è restaurata sia all’esterno che all’interno e aperta al culto. Purtroppo, però, le lastre sepolcrali divelte appaiono in cattive condizioni di conservazione, talora spaccate, ammucchiate in un ambiente non risanato che conduce all'ipogeo.

Francesco Antonio Ricciardi.
Luisa Granito.

Sofia Spinelli.
Maria Anna Dachenhausen.

Giulio Ricciardi.

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