Nella zona di Castel
Capuano, l’antico tribunale e carcere detto ‘a
Vicaria, c’è un lungo e stretto vicolo che parte da via Tribunali e giunge
a Forcella: vico nuovo della Pace. Percorrendolo in questa direzione, ben presto
sulla destra appare un’antica e solenne edicola votiva, una delle innumerevoli presenti a Napoli. Ma questa ha una storia davvero speciale.
L'edicola votiva. |
L'epigrafe posta nell'edicola votiva. |
L’edicola, dedicata
alla Madonna delle Grazie, alla fine del Seicento era semplice e spoglia.
Questo non piaceva ad un uomo di grande fede e profonda cultura: Giovanni
Leonardo Rodoero che, nell’anno 1700, a sue spese la fece abbellire.
In alto si vede lo
stemma della famiglia Rodoero, originaria della Francia, trasferitasi a Napoli
in età angioina: d’azzurro alla ruota d’oro, sormontato da una corona antica da
nobile.
Ma chi era Giovanni
Leonardo Rodoero, che nell’epigrafe viene indicato come “i. c. neap.”, cioè giureconsulto
napolitano?
Era nato a Monte
Corvino, nel Principato Citeriore (oggi provincia di Salerno), nel 1640: avvocato
assai stimato nella Napoli del Seicento, dottore in
entrambi i diritti (Utriusque Iuris
Doctor): civile e penale. Sposò in prime nozze Pellegrina Demolodede, da cui
ebbe un figlio, Giacomo e, alla morte di questa, Brigida De Pichis, con la
quale ebbe un altro figlio, Giuseppe.
Ritratto di G. L. Rodoero all'età di 25 anni. |
Giovanni Leonardo fu
autore di opere considerate notevoli, soprattutto relative al diritto civile
napolitano. Il testo probabilmente più conosciuto, pubblicato nel 1666, quando
aveva appena ventisei anni, è Copiosae
utilesque additiones seu potius observationes (…), relative al I volume
delle risoluzioni di Donato Antonio De Marinis, già Presidente della Regia
Camera della Sommaria e Reggente della Regia Cancelleria. L’opera porta la
dedica all’allora Viceré di Napoli, il Cardinale Pasquale Aragona (Pascual de
Aragón Córdoba Cardona y Fernández de Córdoba), un personaggio per nulla
secondario nella scena dell’epoca, egli infatti fu Arcivescovo Metropolita di
Toledo e addirittura Inquisitore Generale di Spagna.
Possiamo ben immaginare
Giovanni Leonardo mentre quotidianamente si reca alla Vicaria per compiervi i suoi
uffici, passando e ripassando davanti a quell’edicola votiva, soffermandosi a
pregare. Ma proprio non doveva andargli giù che la Beata Vergine Maria dovesse
avere un altarino così spoglio. Insigne studioso e anzitutto uomo di grande
fede, venne descritto come praeclarissimus
ac eruditissimus; dottore e avvocato napolitano di fertile ingegno; uomo di
costumi antichi e di somma probità che esercitò la carica di avvocato con somma lode e disinteresse e, soprattutto,
la probità ed onestà fu il suo preciso carattere; uomo portatissimo alla pietà,
ed alla religione. La fama di Giovanni Leonardo si estese anche all’estero e, ad esempio, fu più volte citato nelle Costituzioni Sinodali della Diocesi di Girona, in Spagna, pubblicate nel 1691 dal locale vescovo Michele Pontich (+ 26 gennaio 1699).
La chiesa di Santa Maria della Carità. |
E da uomo pio e dotto
fu presente nella vita della Chiesa napoletana, attraverso la Confraternita di Santa
Maria della Carità che era stata fondata, nella prima metà del Cinquecento, con l’omonima chiesa. Questa Confraternita promuoveva una sorta di assistenza itinerante, in giro per la città alla ricerca di
infermi poveri da aiutare con medicinali, denaro e visite mediche. Grazie ad un
lascito di Paola Acquaviva d’Aragona di 3.000 ducati, la Confraternita realizzò, poi, nel 1548 il Conservatorio di Santa Maria della Carità, per fanciulle senza dote,
che non potevano né sposarsi né monacarsi, ma anche per quelle la cui vita era messa
in pericolo da padri, fratelli o altri. Un antico esempio di tutela dall'induzione alla prostituzione, dalla
violenza domestica e da quello che oggi è chiamato femminicidio, attraverso la prevenzione. La chiesa divenne
parrocchia nel 1597, ma nel 1694 tale funzione fu trasferita ad un’altra chiesa, edificata
a spese della Confraternita stessa e dedicata a San Liborio, nel contiguo omonimo vicolo. Rodoero concorse
con altri a fornire l’assenso alla decisione, essendo nel numero dei delegati del Viceré al
governo del Conservatorio. Nel 1957 la sede parrocchiale tornò alla primitiva
chiesa (che ha accesso da piazza Carità), poiché l’altra fu sconsacrata e
chiusa in quanto pericolante.
Gli anni in cui visse Giovanni Leonardo Rodoero furono costellati da eventi drammatici, tra cui ben nove eruzioni del Vesuvio. All’età
di 7 anni ci fu la rivolta di Masaniello e, quando egli ne aveva 16, una terribile
epidemia di peste.
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