29/11/20

Una storia terremotata

Sull’isola di Megaride, nell’area dell’antico Castrum Lucullanum, ben prima che sorgesse Castel dell’Ovo vi era una comunità monastica - il monastero di San Salvatore - trasferitasi poi sulla terraferma, allorché l’area fu destinata dai Normanni a funzioni difensive.

Nel 1179 l’abate di quel monastero firmò un accordo con una confraternita di sacerdoti e laici esistente fin dal 1145 che, analogamente, voleva trasferirsi dalla chiesa di Santa Venere, sita sull’isola stessa, alla terraferma. La confraternita si sottopose alla giurisdizione del monastero, al quale cedette la suddetta chiesa, ottenendo in cambio un terreno in città nei pressi di San Giovanni Maggiore.
In esso già vi era una cappella dedicata a San Bartolomeo e, nel XIV secolo, una ormai nuova congregazione prese il nome dell'apostolo.
Nel 1599 la chiesa diventerà sede di un’ulteriore confraternita con il nome di Arciconfraternita di San Girolamo dei Ciechi: titolo che, ancora oggi, resiste sulla facciata.
Come si vede, una lunga storia partita prima dell’anno mille e giunta sino al XX secolo. Ma a quel punto la chiesa, sopravvissuta per secoli, dovette fare i conti con il terremoto del 23 novembre 1980 e con la condanna subita dai monumenti di Napoli da parte dell'Italia.
Dopo quaranta anni, insieme a tante altre, risulta abbandonata e fatiscente.

Nessun commento:

Posta un commento

Post più popolari