28/03/23

La guerra a Monteverginella


Nel pomeriggio di ottanta anni fa, il 28 marzo 1943, c'era una nave ancorata nel porto di Napoli. Era lunga oltre 135 metri, più di 8.000 tonnellate di stazza: carica di carburante, armi, persino carri armati.

Il chiostro col pozzo.
Doveva salpare per la guerra italiana in Africa, ma esplose prima della partenza. Il boato, nella zona di Sant'Erasmo, proiettò parti della nave e del carico ovunque, a grande distanza; uccise un numero mai chiarito di persone - probabilmente nell'ordine di molte centinaia - distrusse case, colpì monumenti. Danni di decine e decine di milioni di euro attuali.

La volta con tele di
Domenico Antonio Vaccaro.
Un pezzo della motonave "Caterina Costa" arrivò fin nel chiostro dell'antico Complesso di Monteverginella. Ancora è lì, sistemato dietro al pozzo del XVII secolo, ai piedi della statua della Madonna: esso ricorda il prezzo pagato dalla città nel corso della Seconda Guerra Mondiale e conferma che nessun motivo è valido per fare una guerra.


La chiesa di Santa Maria di Monteverginella, che ha un monastero annesso, risale al Trecento, ma fu poi riedificata nella seconda metà del Cinquecento e registrò trasformazioni e decorazioni nei secoli seguenti.
All'interno vi sono i corpi di ben quattro santi, tre dei quali sono donne martiri dei primi secoli della Chiesa:
Interno della chiesa.
- Santa Ermione, che potrebbe trattarsi della Ermione figlia di Filippo, uno dei dodici apostoli, martirizzata al tempo dell'imperatore Adriano.
- Santa Gatuzia, di cui non si hanno notizie biografiche.
- Santa Cristina, da non confondere con l'omonima santa di Bolsena.
- San Francesco Caracciolo, cofondatore dei Chierici Regolari Minori (Padri Caracciolini), vissuto nella seconda metà del '500 e compatrono di Napoli.

Numerose le opere pittoriche che custodisce: ad esempio, quelle di Luca Giordano, Mattia Preti, Fabrizio Santafede.

L'accesso al complesso.

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