Nel pomeriggio di ottanta anni fa, il 28 marzo 1943, c'era una nave ancorata nel porto di Napoli. Era lunga oltre 135 metri, più di 8.000 tonnellate di stazza: carica di carburante, armi, persino carri armati.
Il chiostro col pozzo. |
Doveva salpare per la guerra italiana in Africa, ma esplose prima della partenza. Il boato, nella zona di Sant'Erasmo, proiettò parti della nave e del carico ovunque, a grande distanza; uccise un numero mai chiarito di persone - probabilmente nell'ordine di molte centinaia - distrusse case, colpì monumenti. Danni di decine e decine di milioni di euro attuali.
La volta con tele di Domenico Antonio Vaccaro. |
Un pezzo della motonave "Caterina Costa" arrivò fin nel chiostro dell'antico Complesso di Monteverginella. Ancora è lì, sistemato dietro al pozzo del XVII secolo, ai piedi della statua della Madonna: esso ricorda il prezzo pagato dalla città nel corso della Seconda Guerra Mondiale e conferma che nessun motivo è valido per fare una guerra.
La chiesa di Santa Maria di Monteverginella, che ha un monastero annesso, risale al Trecento, ma fu poi riedificata nella seconda metà del Cinquecento e registrò trasformazioni e decorazioni nei secoli seguenti.
- Santa Ermione, che potrebbe trattarsi della Ermione figlia di Filippo, uno dei dodici apostoli, martirizzata al tempo dell'imperatore Adriano.
All'interno vi sono i corpi di ben quattro santi, tre dei quali sono donne martiri dei primi secoli della Chiesa:
Interno della chiesa. |
- Santa Gatuzia, di cui non si hanno notizie biografiche.
- Santa Cristina, da non confondere con l'omonima santa di Bolsena.
- San Francesco Caracciolo, cofondatore dei Chierici Regolari Minori (Padri Caracciolini), vissuto nella seconda metà del '500 e compatrono di Napoli.
Numerose le opere pittoriche che custodisce: ad esempio, quelle di Luca Giordano, Mattia Preti, Fabrizio Santafede.
L'accesso al complesso. |
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