A Napoli più volte ricorre il nome "Medina": via e vico Medina; Fontana di Medina; Palazzo Medina; Porta Medina; via, vico e vicoletto Portamedina; gradini, piazzetta, via, vico e vicoletto Rosario a Portamedina. Attenzione, però, non si tratta della famosa città dell'Arabia Saudita, ma di Medina de las Torres: una piccolissima città spagnola sita nella regione dell'Estremadura.
Nei pressi di piazza Sannazaro c’è un’epigrafe risalente alla prima metà del Seicento, dedicata a Ramiro Guzman, Duca di Medina, Viceré al tempo di Filippo IV. Gli è ascritto il merito di aver sistemato la ripida strada che sale sulla collina di Posillipo (rampe S. Antonio a Posillipo), che l’iscrizione ricorda essere stata traforata da Cocceio, emulo di Serse. La via, che rende più accessibile a persone e carri l’ascesa, è lodata come una strada per gli dei.
Lucio Cocceio era un ingegnere di Cuma vissuto a cavallo tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. che realizzò numerose opere nei Campi Flegrei, tra cui la famosa Grotta di Cocceio, una galleria sotterranea che collegava Cuma al Lago d’Averno. La grotta, che era stata dimenticata, fu recuperata nell’Ottocento grazie agli scavi archeologici promossi dai Borbone. Cocceio realizzò a Posillipo la Crypta Neapolitana (o Grotta di Posillipo).
L’epigrafe delle rampe S. Antonio è in parte nascosta dalle erbacce; il testo integrale è riportato, ad esempio, in: Memorie de’ viaggi per l’Europa Christiana (...), dell’abate Giovanni Battista Pacichelli, stampata a Napoli nel 1685 (parte quarta, tomo I, p.172). Eccone una traduzione:
Sotto il Re Filippo IV
Strapiombante lungo una collina inaccessibile, un tempo perforata da Cocceio ad emulazione di Serse, rese l'ascesa un compito facile, più accessibile ai carri, Don Ramiro Guzmàn, Duca di Medina de las Torres, Principe di Stigliano, Duca di Sabbioneta e Viceré di Napoli.
Viaggiatore, non si può dubitare di questo lavoro eroico: la strada per la ripida collina è stata costruita quasi come una strada per gli dei.
L'anno dalla nascita di Cristo 1642.
Il Duca di Medina fece completare la Fontana del Nettuno, detta anche, appunto, di Medina, che era al largo delle Corregge, poi rinominato "via Medina", e che oggi è collocata in piazza Municipio. Voluta dal viceré Enrico Guzman conte di Olivares su disegno di Domenico Fontana, fu continuata da Cosimo Fanzago e, infine, da Domenico Antonio Vaccaro. Si notano gli stemmi di Napoli, di Medina e di Anna Carafa, la moglie del duca Ramiro Guzman. I mostri marini sono di Pietro Bernini (padre di Gian Lorenzo) e il Nettuno di Michelangelo Naccherino. Anna Carafa fece costruire Palazzo Medina sul mare di Posillipo, poi chiamato e tuttora conosciuto come Palazzo Donn'Anna.
È invece andata perduta Porta Medina, sita in piazza Montesanto (da qui i vari toponimi nei dintorni che recano "Portamedina"), fatta realizzare nel 1640 dal medesimo viceré su progetto di Cosimo Fanzago. La porta fu demolita nel 1873 e di essa sono rimasti alcuni elementi conservati nel Museo di San Martino (stemmi ed epigrafe) e nella chiesa di S. Maria di Montesanto (busto di San Gaetano di Thiene, iscrizione).
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