Il 21 ottobre ricorre il tragico anniversario del plebiscito il quale, nel 1860, fu l’atto che
decretò il passaggio del Regno delle Due Sicilie sotto la sovranità dei Savoia
e che, dunque, sancì la fine della sua indipendenza attraverso l’annessione ad un altro
stato. Questo evento fu sdoganato all’epoca –ed è passato alla storia- come
espressione della volontà popolare e fondamento della legittimità della
cosiddetta unità d’Italia: di fatto fu il goffo tentativo di nascondere l'invasione ed occupazione violenta di un Paese libero.
Collegio Massimo dei Gesuiti |
Uno dei seggi
elettorali a Napoli fu allestito nella prestigiosa sede del Real Museo
Mineralogico dell’Università Federico II. Questo museo fu istituito nel 1801 da
Ferdinando IV di Borbone nella biblioteca dell’ex Collegio Massimo dei Gesuiti,
ampia struttura il cui nucleo essenziale era costituito dal quattrocentesco
palazzo Carafa.
Calcite su ametista Provenienza: Uruguay |
Il museo fu concepito
non solo come spazio espositivo, ma come centro di ricerca orientato allo
sviluppo delle risorse minerarie del Regno e diventò una prestigiosa
istituzione scientifica: nel 1845 fu sede di un congresso cui parteciparono
oltre 1600 scienziati. Tre anni dopo, con la Costituzione firmata da Ferdinando II, il monumentale salone fu la
prima sede della Camera dei Deputati. Oggi il museo conta 25.000 reperti, molti dei quali di eccezionale qualità e dimensione. Collezioni di grande valore storico e scientifico, che fanno del Real Museo uno dei più importanti e conosciuti musei mineralogici al mondo.
La prima pagina de L'Illustration, n. 924 del 10 novembre 1860. |
Crocoite Provenienza: Australia |
Una rappresentazione del plebiscito del 1860, molto interessante, la offrì la rivista settimanale
francese, con sede a Parigi, "L’Illustration,
journal universel". Fu pubblicata dal 1843 (il primo numero uscì il 4
marzo) al 1944 e, successivamente, dal 1945 al 1955 (però con il nome di "France Illustration"). Totalizzò
oltre cinquemila numeri con un totale di circa 180.000 pagine. Una delle
caratteristiche di questa rivista era il ricco apparato iconografico, che
coinvolgeva i migliori disegnatori ed incisori. Ciò contribuiva a sottolinearne
la politica editoriale: non accontentarsi delle agenzie di stampa, ma inviare
corrispondenti o chiedere la collaborazione dei lettori per avere, grazie agli
articoli e alle illustrazioni, una rappresentazione diretta del fatto, il più
neutrale possibile.
L’Illustration,
tra l’altro, si ritiene che abbia il record di aver pubblicato per la prima
volta in Francia una vera fotografia giornalistica in bianco e nero (1891).
Bene, il 10 novembre 1860, esce il numero 924 della rivista la quale, a pagina
324, dedica due immagini ad un evento che pochi giorni prima si era consumato a
Napoli, appunto il 21 ottobre: il plebiscito per l’annessione del Regno delle
Due Sicilie al Regno di Sardegna. Un’immagine mostra gli elettori che si recano
al voto, mentre l’altra mostra il seggio allestito all’interno dell’Università:
il salone del Real Museo Mineralogico.
L'Illustration, n. 924 del 10/11/1860, la pagina 324. |
Si
vede chiaramente qual era il meccanismo di voto: c’erano due contenitori, uno
con la scritta SI e l’altro con la scritta NO. L’elettore doveva prelevare la
propria scheda da uno dei due, sotto l’occhio vigile dei malavitosi che il nuovo regime aveva promosso tutori dell'ordine pubblico e quello, spaventato o compiacente, di tutti i convenuti, quindi depositarla nell’urna centrale.
Da notare anche alcuni dettagli, come la scritta "Viva l'unità
d'Italia" (dentro al seggio!) e alle pareti le iniziali VE (Vittorio
Emanuele) e GG (Giuseppe Garibaldi).
Le regole per lo svolgimento del plebiscito erano state fissate l'8 ottobre 1860 con un decreto a firma del pro-dittatore Giorgio Pallavicino: “Si troveranno nei
luoghi, destinati alla votazione, su di un apposito banco tre urne, una vuota
nel mezzo, e due laterali, in una delle quali saranno preparati i bullettini
col sì, e nell’altra quelli del no, perchè ciascun votante prenda quello che
gli aggrada e lo deponga nell’urna vuota.” (art. 4). Il risultato sarebbe poi stato pubblicamente annunziato in piazza (art. 7).
E, a proposito del risultato ampiamente pilotato, il 15 ottobre 1860 - sei giorni prima del plebiscito - un decreto di Garibaldi praticamente ne anticipò il contenuto. L’imbroglio era talmente sfacciato e grossolano che, in calce al decreto pubblicato il giorno 17, fu persino stampata una nota la quale precisava che il plebiscito si sarebbe fatto ugualmente.
Una farsa, insomma, in cui potevano dilagare trucchi e brogli, in un clima
di intimidazione e senza alcuna garanzia per la libera espressione del voto. Un
plebiscito dal risultato già scritto, simile a quelle consultazioni elettorali che attualmente vengono
condannate in tutto il mondo, per le quali si invoca l’invio di osservatori
internazionali. All’epoca, purtroppo, nel Regno delle Due Sicilie non ne furono
inviati, perché altrimenti oggi non saremmo nel pantano italiano che ci affoga.
L'immagine del plebiscito pubblicata dalla rivista. Interessante la didascalia che dice: "Voto per l'annessione...". |
Lo stesso salone oggi. |
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