08/11/18

Il giardino del colera


Nella prima metà dell’800 ci fu una grave epidemia di colera che, partita dall’India nella seconda decade del secolo, era arrivata in Europa. Prima nell’Est, poi nel Centro Nord e, infine, nel Sud del continente: Portogallo, Spagna, Francia e, da quest’ultima, nel Regno di Sardegna. Fu il Piemonte che la trasmise agli Stati della penisola italiana, compreso il Regno delle Due Sicilie.
A Napoli, dunque, si ebbero due ondate epidemiche a cavallo degli anni 1836-37, la seconda delle quali più grave, che falciarono la vita a oltre 17.500 persone in città.
Re Ferdinando II, con una trasparenza oggi ammirevole, autorizzò la pubblicazione costante delle cifre della tragedia sul “Giornale delle Due Sicilie”: contagiati e deceduti. Fu lui che diede ordine di seppellire le salme dei colerosi in un luogo lontano dall’abitato e, così, fu individuata un’area a ridosso del “Cimitero delle 366 fosse”, il camposanto esistente dal Settecento per opera di Carlo di Borbone, dove i poveri potevano trovare degna sepoltura in fosse segnate dal giorno dell’anno del decesso, compreso il 29 febbraio.
L'ingresso del Cimitero dei Colerosi, si vede anche parte della chiesa.
Questi due cimiteri esistono ancora, anche se in disuso. Quello "delle 366 Fosse", progettato da Ferdinando Fuga, lo stesso architetto del Real Albergo dei Poveri, è talora visitabile in giorni di apertura speciale ed ha un aspetto monumentale.
Invece il Cimitero dei Colerosi, di cui è poco conosciuta l'esistenza, dismesso da oltre un secolo è in stato di abbandono, pur essendo un’area verde di grande estensione. All’interno ci sono ancora tombe monumentali e persino una chiesa coeva ormai quasi diroccata.
All’ingresso, sulla sinistra, un’epigrafe tramanda la storia di questo luogo; ve n'era anche un'altra sulla destra, ma è andata perduta (se ne vede il segno).

QUANDO L’ORRIDA MORTALITÀ
DALLE INDIE VENUTA
IL BELLISSIMO GIARDINO D’ITALIA DISERTAVA
VIETATO PER PROVVIDENZA DI FERDINANDO II P.F.A.
OGNI URBANO SEPPELLIMENTO
ONDE L’AERE SALUBRE DELLA CITTÀ
CONTAMINAVASI
QUESTO CAMPO
IL MAGISTRATO MUNICIPALE
A TOMBA DEL COMUNE ASSEGNAVA

Notare che l'area geografica italiana era chiamata "bellissimo giardino", parole di apprezzamento serene e gentili, senza nessun astio o disprezzo: eppure il colera Napoli lo aveva ricevuto dal Nord e non viceversa. Poco più di vent'anni dopo, quel "giardino d'Italia" invaderà e massacrerà il nostro Regno delle Due Sicilie.

Il cancello del viale che porta al Cimitero delle 366 Fosse.
Continuando a percorrere la strada a sinistra, si arriva al Cimitero dei Colerosi.
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Nota: nell'epigrafe, P. F. A. significa Pius, Felix, Augustus.

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