11/03/19

Il tempo dei certosini

Il restauro del chiostro grande della Certosa di San Martino a Napoli (sec. XIV - XVII) è quasi terminato, intanto è stato completato tale lavoro all’orologio e alla splendida meridiana che era andata del tutto perduta da tempo, il cui gnomone è quello originale.
Questi due strumenti hanno in comune l’uso del “sistema italico” per indicare le ore.

L’orologio, sormontato dalla campana che scandiva i momenti della giornata dei monaci, è dotato di una sola lancetta ed il quadrante ha 6 cifre anziché 12. Per capire che ore sono, occorre guardare la lancetta e sommare o non sommare 6. Nella foto indica le III, perciò sommando o non sommando 6, si ottengono quattro possibilità:
3+0 = le 3 del mattino;
3+0 = le 3 del pomeriggio; 
3+6 = le 9 del mattino;
3+6 = le 9 di sera.
Qual è l’orario è giusto? Basta guardare il cielo e non confondere il giorno con la notte! Sembra strano ma è un sistema che è stato utilizzato per cinquecento anni, fin verso la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento. A Napoli, sulla facciata di alcune chiese, ci sono altri antichi orologi con questo sistema (si può vedere su questo blog: "Gli orologi dell'Arenella").

Anche la meridiana utilizza il “sistema italico”: quando il sole tramontava era la ventiquattresima ora, cioè il passaggio da un giorno all’altro (naturalmente il momento del tramonto del sole è variabile).

Nella Liturgia delle Ore (la preghiera nota anche come “recita del breviario”, che cadenza i tempi della giornata: Ufficio delle Letture, Lodi mattutine, Terza, Sesta, Nona, Vespri, Compieta) si è conservata questa tradizione, allorché al tramonto che precede una solennità (ad esempio la domenica) si recitano non i Vespri del giorno che la precede (esempio: Vespri del sabato che, appunto, non esistono), ma i “Primi Vespri” della solennità stessa (esempio: Primi Vespri della domenica) che pertanto liturgicamente è già iniziata.
Tutto ciò per comprendere che la meridiana con sistema italico divide il giorno in 24 ore uguali a partire dal tramonto. Per sapere l’ora con quella di San Martino, occorre osservare l’ombra della punta dello gnomone rispetto alle linee nere e sottrarre la cifra indicata da 24. Questa meridiana, poiché si trova sul lato del chiostro esposto ad est, indica solo le ore del mattino: dalle 5 (XIX) alle 13 (XI).


Ma la meridiana di San Martino indica anche la data, in base ai solstizi e agli equinozi, grazie alle linee rosse. Esse, infatti, segnano il solstizio invernale (linea concava verso l’alto), il solstizio estivo (linea concava verso il basso), l’equinozio di primavera e quello di autunno (linea retta centrale). Grazie all’ombra presso le linee solstiziali o quella equinoziale è possibile individuare con una certa approssimazione il giorno, tenendo presenti le date dei solstizi e degli equinozi.

Le meridiane, in realtà, indicano il “tempo vero locale”, che non coincide perfettamente con quello dei nostri orologi, i quali indicano il “tempo medio del fuso”.
Il nostro orologio considera il giorno sempre di 24 ore tutte di 60 minuti, il “giorno solare medio”, che si differenzia dal “giorno vero locale” la cui durata non è invece costante nel corso dell'anno. Questa differenza si chiama “equazione del tempo”: in piazza Dante a Napoli c’è l’unico orologio d’Europa, realizzato nel 1853 al tempo di Ferdinando II, che segna l’equazione del tempo, cioè indica lo scostamento tra mezzogiorno convenzionale e mezzogiorno reale (si può vedere su questo blog: "L'equazione del tempo") .
Inoltre c’è da considerare che altre differenze sono poste, per ciascun fuso orario, dalla latitudine. Senza contare, infine, l'ora legale quando essa è in vigore.

In conclusione, chi dice la verità: la meridiana o il nostro orologio da polso? Teoricamente la meridiana, l’orologio da polso ci offre un orario convenzionale. Del resto, talora si associava una meridiana ad un orologio meccanico anche perché essa era utilizzata per tarare quest'ultimo.
Tuttavia se con le meridiane ragioniamo in termini di tempo medio (cioè quello dell'orologio), scopriamo che anch'esse soffrono degli stessi problemi: equazione del tempo, scostamento dal centro del fuso orario, ora legale. Perciò, per affrontare i primi due, alcune meridiane hanno una rappresentazione grafica (lemniscata) dell'equazione del tempo in quel luogo, generalmente per le ore 12, e l'indicazione del valore in minuti dello scostamento dal centro del fuso.
Per l'ora legale non c'è rimedio: bisogna sapere se è in vigore o meno. Ma questo per i certosini di secoli fa non era certo un problema.

Osservando con attenzione la lancetta dell'orologio, si noterà che essa rappresenta una chiocciola: l'animale che simboleggia la lentezza, mentre avanza senza fretta con la sua casetta. Così sono i certosini. Lungo il chiostro di ogni certosa si aprono le porte delle casette: in ciascuna di esse un monaco vive, senza fretta, da eremita. I certosini sono, infatti, una singolare comunità di eremiti fondata da San Bruno nell'XI secolo.
Preghiera, lavoro, riposo, pasto e pochi momenti comunitari, segnano nella pace e nella consapevolezza del momento presente il tempo dei certosini.

2 commenti:

  1. Interessante e molto affascinante, ci scardina dalla tirannia del tempo meccanico e uguale di una società omologante

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