21/02/20

La quarantena al tempo del Chiuppino


Nel nostro Regno l’attenzione verso le malattie infettive era concreta e anche per la quarantena c'era a Napoli un sito specifico.
Chiuppino tra il 1860-65.
Inizio dei lavori
di costruzione della strada.
Tra Capo Posillipo e l’isola di Nisida, facenti parte del Comune di Napoli, c’è un altro isolotto, oggi di scarsa visibilità e poco conosciuto, ma un tempo noto e con funzioni precise: il Chiuppino. Nel 1934 su un terrapieno che copriva strutture portuali di epoca romana, fu realizzata la strada che collega la zona della città chiamata Coroglio al Chiuppino e a Nisida. Ma questa operazione alterò profondamente l’isolotto stesso, poiché lo attraversava come una freccia che trapassa un corpo da parte a parte, dando inizio al suo degrado e alla distruzione dei fabbricati storici che vi insistevano.
Chiuppino e Nisida
probabilmente ad inizio '900.
Dettaglio della mappa
di Baratta (1629).
Al Chiuppino, nel 1624, fu realizzata la quarantena per le persone e le merci provenienti da zone infette. Nella mappa del Baratta, del 1629, l’isolotto è chiamato il Purgatorio (Isola di Chiuppino detto il Purgatorio) ad indicare appunto la funzione di luogo di controllo e sanificazione. Già nel 1575, quasi cinquant’anni prima della realizzazione della quarantena sul Chiuppino, si era affrontata con successo la peste proveniente dal Nord Italia, assai virulenta soprattutto a Milano. Napoli fu l’unica città della penisola italica a scampare del tutto al contagio, grazie ad un’accorta politica sanitaria del viceré Innigo Lopez (Íñigo López Hurtado de Mendoza), che emanò diverse prammatiche in materia di tutela della salute pubblica. Il contagio della peste era all’epoca assai temibile giacché il 1575 era Anno Giubilare e in tanti si recavano a Roma come pellegrini, città dove ci furono molte migliaia di morti. L’epidemia era partita da Trento e si era diffusa a Verona e Venezia, poi in Lombardia e nel resto d’Italia. Napoli ne fu esente grazie all’accortezza nell’igiene, ad un rigoroso controllo delle persone in entrata e al blocco delle merci provenienti dalle zone infette. 
Dettaglio della mappa
del Duca di Noja (1777).
Le strutture sanitarie antiche
demolite dopo la cosiddetta unità d'Italia.
In epoca borbonica il Chiuppino, detto il Lazzaretto, continuò a svolgere la sua funzione di luogo per la quarantena: sulla mappa del Duca di Noja (1777) Chiuppino è chiamato “Isola del Lazaretto sporco”. 
L'apertura della galleria lato strada.
Purtroppo nulla resta delle strutture storiche, rase al suolo. Il rudere che si vede oggi è del dopoguerra, allorché gli edifici antichi furono demoliti e fu realizzata una costruzione dell’Aeronautica Militare, oggi abbandonata. 
Al di sotto dell’isolotto scorre una galleria, probabilmente di epoca romana, che attualmente è semisommersa. Essa serviva a metterlo in comunicazione con il porto ed era dotata di accessi laterali: quello sul lato strada è stato in parte chiuso, ma è tuttora visibile. 
Chiuppino e Nisida (Sarnelli 1709).
Nella Guida de’ Forestieri di Pompeo Sarnelli (non nella prima edizione), ci sono raffigurazioni delle isole di Nisida e del Chiuppino, nelle quali si vedono le strutture di epoca vicereale presenti su quest’ultima. 
Ecco il Sarnelli: 
Gaiola, Chiuppino, Nisida
e Scuola di Virgilio (Sarnelli 1725).
L’Isola, ò Scoglio, che tiene dirimpetto detto di Copino, ò Chioppino serve per purgatojo delle robbe, e mercanzie, che vengono da luoghi sospetti; ha molte comode stanze per tal’effetto, con Epitaffio del Viceré, che lo fece per le merci, e per le genti; è lo Scoglio tutto vuoto entrâdovi il mare, di maniera, che si può da un capo all’altro passare con filuca sottile.” [Pompeo Sarnelli, Nuova Guida De’ Forastieri Per l’Antichità Curiosissime di Pozzuoli (…), Parrino, Napoli 1725, pp. 130-131]. 
Chiuppino e Capo Posillipo da Nisida.

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Tutte le immagini sono tratte dal web e rielaborate, eccetto le foto attuali.

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