Tra la fine del XVII secolo e l'inizio del successivo, sulla strada fuori della grotta che trafora la collina di Posillipo, in direzione Pozzuoli, cioè nella zona di Napoli oggi chiamata Fuorigrotta, nella domenica dell’ottava di Sant’Isidoro, cioè quella ricorrente intorno al 15 maggio, si svolgevano festeggiamenti all'epoca famosi e con grande partecipazione popolare, come corse del palio e altri divertimenti.
Era il Marchese di San Lauro Francesco Ardia, famiglia
di origine spagnola, ad organizzare queste feste. Egli aveva una villa nella zona, allora rurale, dove c’era un
pozzo d’acqua sorgiva: fu lui a edificare, nel 1694, una chiesa dedicata alla
Vergine dei Sette Dolori o Solitaria.
La grotta esiste ancora, è la famosa Crypta Neapolitana opera di Lucio Cocceio Aucto del I sec. a. C., attualmente chiusa alle visite. Lucio Cocceio era un ingegnere di Cuma che realizzò numerose opere nei Campi Flegrei. Anche la chiesa esiste ancora ed è aperta al culto, naturalmente il territorio circostante è ben diverso e non ha più l’atmosfera agreste di un
tempo ma il traffico sostenuto di via Diocleziano, strada al confine tra i quartieri
Fuorigrotta e Bagnoli. La chiesa stessa ha subito trasformazioni e la tela
all’altare maggiore raffigurante la Vergine dei Sette Dolori, di Alberto Arnone allievo di Luca Giordano, non c’è più; al
suo posto c’è una statua di S. Antonio. L’Arnone fu proposto dal grande Luca come ritrattista del Re Filippo V il quale, soddisfatto della sua opera,
lo ricompensò generosamente.
Oggi la chiesa è parrocchiale, con il nome di
sant’Antonio Ardia, Santa Maria Solitaria e Santi Antonio e Isidoro: dunque il fondatore è rimasto nel nome della chiesa, così come vi è
rimasto Sant’Isidoro, vissuto in Spagna a cavallo dell’XI e XII secolo e canonizzato
nel 1622. È il patrono di Madrid, città che ne conserva le reliquie nella
Colegiata de San Isidro e che lo celebra con circa una settimana di festeggiamenti a maggio, las Fiestas de San Isidro, in occasione della ricorrenza liturgica il giorno 15.
Sant’Isidoro l’agricoltore (San Isidro labradòr, in spagnolo) era famoso per la
capacità di trovare acqua e la chiesa napoletana, come detto, fu edificata
vicino ad un pozzo di acqua sorgiva.
Francesco Ardia, ricordato in un'iscrizione riccamente ornata sulla facciata del tempio, oltre ad essere uomo di grande
sensibilità religiosa, rivestì anche importanti incarichi istituzionali: Presidente
della Regia Camera della Sommaria e Segretario del Regno. Morì il 14 ottobre
1716 e fu seppellito al Largo di Palazzo nella sua cappella gentilizia, sita nella
Real Chiesa della SS. Trinità di Palazzo, del convento dei Padri Riformati di
San Francesco, in cui il 28 novembre 1476 era morto San Giacomo della Marca.
Questa chiesa fu edificata nel Trecento, insieme all'attigua
Santa Croce di Palazzo del monastero femminile dove, dal 28 luglio 1345, si
ritirò la Regina Sancia di Maiorca, moglie del defunto Re Roberto d’Angiò.
Secoli dopo, i due edifici furono oggetto di interventi per essere adattati ad uso
militare, diventando sede del Battaglione Real Ferdinando. Ne abbiamo una
raffigurazione grazie al francese Victor-Jean Nicolle, artista vissuto tra il
1754 e il 1826, il quale realizzò un bell’acquerello, che rappresenta una rara
testimonianza delle forme assunte dal complesso all’epoca e che, successivamente, è del tutto cambiato, nella maniera in cui oggi noi vediamo Palazzo Salerno e dintorni.
Victor Jean Nicolle, Vue animée de la Place du Palais Royale à Naples. |
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