Le tombe dei viceré



Conoscere e amare la propria terra è la base di una statura identitaria a misura di libertà. A volte sono luoghi e testimonianze del passato, insoliti e dimenticati, che rivelano particolari emozionanti. Così, dopo gli itinerari tra i banni che ancora dettano le loro regole sui muri della città, esploriamo altri angoli nell’ombra.
Più o meno tutti sanno in quali chiese monumentali sono sepolti i re e le regine di Napoli: Duomo, Donnaregina Vecchia, Santa Chiara, San Giovanni a Carbonara, Annunziata, San Domenico Maggiore, Santa Maria del Carmine. Meno scontata, invece, è la conoscenza dei luoghi di sepoltura  dei viceré succedutisi (qualcuno più di una volta) sul trono di Napoli.
Anzitutto, essi sono stati complessivamente ben 71 (70 uomini e 1 donna):
  • 3 di nomina francese;
  • 55 di nomina spagnola;
  • 11 di nomina austriaca;
  • 2 di nomina duosiciliana.
In effetti, questi ultimi due formalmente non andrebbero compresi nel novero di tale categoria, poiché furono designati non da un re straniero, ma dal legittimo sovrano del nostro Stato indipendente e ciò, semplicemente ed occasionalmente, per supplirgli nel corso di assenze dalla capitale. Del resto, occorre comunque precisare che tra i precedenti 69 ci sono stati dei facenti funzione, che sostituivano il titolare nel corso di impedimenti o semplicemente ricoprivano l’incarico ad interim.
Dei settantuno, appena dieci (nove uomini e l’unica donna) hanno una tomba a Napoli e non tutte queste, di fatto, ne contengono le spoglie. Al termine del mandato gli ex viceré facevano perlopiù ritorno nel Paese di provenienza, dove sono tuttora sepolti, oppure le loro salme venivano colà traslate dopo una prima sepoltura a Napoli.
La carica di viceré mediamente durava un paio di anni, con punte di otto e più anni, ma anche con avvicendamenti dopo pochi mesi. Il più breve incarico in assoluto fu quello di Antonio de Guevara, II Conte di Potenza, il cui mandato durò dall’8 al 23 Ottobre 1509: soltanto 16 giorni. Il più lungo mandato vicereale, invece, fu quello di Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, dal 4 Settembre 1532 al 22 Febbraio 1553: oltre 20 anni.
L’itinerario alla scoperta delle loro sepolture è qui presentato in ordine cronologico ma, poiché tale sviluppo non risulta del tutto funzionale ad una percorrenza a piedi, a causa della dislocazione dei siti da visitare, si propone anche un ordine differente, cosa che consente di coprire una distanza, certo consistente, ma comunque più razionale. Ciascuno potrà scegliere il percorso cronologico o quello ottimizzato.


Percorso completo cronologico

1. Chiesa di Santa Maria la Nova, piazza Santa Maria la Nova.

2. Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, piazza Monteoliveto.

3. Basilica di San Domenico Maggiore, piazza San Domenico Maggiore

4. Chiesa di Santa Maria del Popolo agli Incurabili, via Luciano Armanni.

5. Pontificia Reale Basilica di San Giacomo degli Spagnoli, piazza Municipio.

6. Basilica Santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore, piazza del Carmine.

7. Chiesa di San Giovanni a Mare, via S. Giovanni a Mare.


Percorso completo ottimizzato

1. Basilica Santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore, piazza del Carmine.

2. Chiesa di San Giovanni a Mare, via S. Giovanni a Mare.

3. Chiesa di Santa Maria del Popolo agli Incurabili, via Luciano Armanni.

4. Basilica di San Domenico Maggiore, piazza San Domenico Maggiore

5. Chiesa di Santa Maria la Nova, piazza Santa Maria la Nova.

6. Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, piazza Monteoliveto.

7. Pontificia Reale Basilica di San Giacomo degli Spagnoli, piazza Municipio.


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La data dopo il nome in lingua originale, indica l’anno di cessazione definitiva dalle funzioni vicereali: su di esso è fissato l’ordine cronologico, anche in considerazione di eventuali mandati multipli.


Chiesa di Santa Maria la Nova
Joana d’Aragó, 1509

Giovanna d’Aragona (Barcellona, 1454 - Napoli, 1517) era la sorella di Re Ferdinando di Trastàmara (noto come Ferdinando il Cattolico, che sposò Isabella di Castiglia). Unica donna ad aver ricoperto la carica, in realtà è stata molto più che Viceregina: si tratta, infatti, di Giovanna III d’Aragona Regina consorte di Re Ferrante I (Ferdinando I d’Aragona). Essa fu, però, Luogotenente Generale del Regno, sia nel 1481 mentre il marito era ancora in vita, ma impegnato in Puglia a causa dello sbarco dei Turchi ad Otranto (1480), sia, più volte nominata, nella movimentata fase di successione al trono alla morte di Re Ferrante I (1494), momento a partire dal quale Giovanna firmava gli atti così: “triste reyna”. Nel 1496, proprio come Luogotenente Generale del Regno, fu lei a riconquistare Castel dell’Ovo, alla testa di un’armata popolare, sconfiggendo i Francesi. L’ultima volta che le fu conferito l’incarico fu nel 1507. Sua figlia Giovanna fu Regina consorte anch’essa (Giovanna IV, zia e moglie di Ferrante II), ma morì appena un anno dopo la madre, nel 1518.
Giovanna III è sepolta nella chiesa di Santa Maria la Nova: davanti all'altare maggiore c’è al suolo la grande lastra sepolcrale, piuttosto consunta, sulla quale è raffigurata in abiti monacali ma con la corona e lo scettro. La chiesa è sconsacrata da alcuni anni ed è diventata parte di un complesso monumentale visitabile pagando il biglietto d’ingresso. La visita è consigliabile, per la notevole presenza di opere d’arte e alcune sorprese.



Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi
Charles de Lannoy, 1523
Pompeo Colonna, 1530

Carlo di Lannoia (Valenciennes, 1487 ca. - Gaeta, 1527) discendeva da una famiglia fiamminga (Lannoy o Lannoia o della Noya o de Lanoya) che prendeva il nome dalla città francese di Lannoy. Charles fu I Principe di Sulmona e Viceré di Napoli dal 16 luglio 1522 al 20 ottobre 1523. Il suo governo fu caratterizzato dall’impegno per la moralizzazione della pubblica amministrazione e della giustizia. Nel mese di Ottobre del 1523 partì per la guerra in Lombardia contro i Francesi e nominò Luogotenente Andrea Carafa, che incontreremo nella chiesa di San Domenico Maggiore, forse affiancato da Ludovico Montalto (il cui monumento funebre è sito nella chiesa di Santa Maria del Popolo agli Incurabili). Carlo fu protagonista della “Battaglia di Pavia” (23-24 Febbraio 1525) che si concluse con la sconfitta dei Francesi e la cattura –proprio da parte del Lannoy- del Re di Francia Francesco I, che fu deportato in Spagna. Nel Museo di Capodimonte a Napoli sono esposti sette arazzi eseguiti tra il 1528 e il 1531 (dunque in epoca assai prossima agli avvenimenti e, quindi, di grande importanza storica) che mostrano alcuni episodi della battaglia. Il Lannoy morì a Gaeta (o ad Aversa) e fu sepolto a Napoli nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi nella Cappella Lannoia, già Origlia. In questa cappella è visibile sul pavimento lo stemma dei Lannoia (d’argento caricato di tre leoni rampanti di verde, linguati di rosso e coronati all’antica, posti due e uno) ma diviso in palo con lo stemma dei Colonna. Infatti il figlio di Carlo, Filippo de Lannoy, sposò Isabella Colonna a Castel Capuano, nel 1535, addirittura alla presenza dell’Imperatore Carlo V.

Pompeo Colonna (Roma, 1479 - Napoli, 1532) membro di una delle famiglie più in vista di Roma, era cugino della poetessa Vittoria Colonna. Prima di stabilirsi a Napoli ebbe un ruolo di rilievo nelle tormentate vicende romane coeve. Fu nominato Vescovo di Rieti al tempo di Papa Giulio II e creato Cardinale da Papa Leone X. Fu Viceré di Napoli dal 1530 fino alla morte, avvenuta in città nel 1532. Qui fu sepolto nella medesima cappella del Lannoy. In essa non vi è lastra tombale con iscrizione a nome di Charles de Lannoy o di Pompeo Colonna: è ipotizzabile che i corpi riposino in un ipogeo sottostante l’arma al pavimento.
Alcune aree della monumentale chiesa, tra cui proprio la cappella Lannoia, sono visitabili a pagamento. Questa area comprende anche il grande affresco di Pedro de Rubiales “Esaù vende la primogenitura a suo fratello Giacobbe in cambio di un piatto di lenticchie” (1550) e due imperdibili capolavori: il “Compianto sul Cristo morto” (1492) di Guido Mazzoni, in terracotta a grandezza naturale, e la sacrestia affrescata da Giorgio Vasari nel 1545.



Basilica di San Domenico Maggiore
Andrea Carafa, 1526

Andrea Carafa o Andrea Carafa della Spina (seconda metà del ‘400 – Napoli, 1526), Conte di Santa Severina, in Calabria, fu figura di primo piano nella vita politica napoletana dell’epoca. Quando fu Viceré di Napoli dovette fronteggiare la forte ostilità dei parenti, probabilmente mossi da invidia. Apparteneva alla famiglia Carafa, distinta in due rami separati: della Spina e della Stadera, figure presenti nei rispettivi stemmi. Andrea commissionò la cappella gentilizia nella chiesa di San Domenico Maggiore e, nell’arco di accesso, non fece inserire come figura dell’arme la spina ma la stadera (a sinistra e il martinetto a destra), che simboleggiava l’altro ramo familiare, a sottolineare un’unica ascendenza dei due rami (come suggerisce Biagio Aldimari nella sua “Historia genealogica della famiglia Carafa”, Bulifon, Napoli 1691, p. 171). Nella cappella sono sepolti i genitori di Andrea: Galeotto Carafa e Rosaria Pietramelara, ma non vi è una lastra tombale che riporti il nome dello stesso Andrea. Quest’ultimo fece costruire anche il grande palazzo sulla collina di Pizzofalcone, chiamato appunto palazzo Carafa di Santa Severina o Carafa della Spina a Pizzofalcone, il quale attualmente è sede della Sezione Militare dell'Archivio di Stato di Napoli.


Chiesa di Santa Maria del Popolo agli Incurabili
Ludovico Montalto, 1527

Ludovico Montalto (? - Palermo, 1528), Duca di Fragnito, fu temporaneamente seppellito nella chiesa di S. Domenico a Palermo; con disposizione testamentaria fece costruire, col ricavato della vendita di un fondo presso la zona paludosa di Poggioreale, una cappella nella chiesa di S. Maria del Popolo agli Incurabili dove attualmente si trova il suo monumento funerario. Forse affiancò Andrea Carafa nel suo incarico ad interim, ma secondo alcune fonti in quel periodo il Montalto accompagnò Carlo di Lannoy in Lombardia per la guerra contro i Francesi. Comunque successe al Carafa, ugualmente ad interim, prima della nomina di Hugo de Moncada nel Settembre del 1527.
La chiesa di S. Maria del Popolo agli Incurabili è attualmente chiusa per motivi di agibilità (le foto di questa tomba sono tratte dal web).


 Pontificia Reale Basilica di San Giacomo degli Spagnoli
Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, 1553

Tomba di Don Pedro de Toledo (fronte)
Pedro Álvarez  de Toledo y Zúñiga (Alba de Tormes, 1484 – Firenze, 1553), Marchese consorte di Villafranca, è stato in assoluto il viceré più significativo nella storia di Napoli e non solo per la durata ultraventennale del suo mandato (1532-1553). Facilmente si possono reperire notizie biografiche e relative al suo governo; generalmente egli viene ricordato per l’apertura a Napoli di via Toledo, ma la sua opera fu estesa e riguardò tanto i lavori pubblici quanto la riforma della pubblica amministrazione.
Nacque ad Alba de Tormes (nei pressi di Salamanca), la stessa città nella quale morì ed è sepolta Santa Teresa d’Avila. Don Pedro de Toledo voleva restare a Napoli per sempre e si fece costruire un monumentale sepolcro nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli. Tuttavia, essendo stato inviato dall’Imperatore Carlo V d’Asburgo a Siena per un’operazione militare, già in precarie condizioni di salute, morì a Firenze. Poiché il sepolcro napoletano non era ancora pronto, venne lì sepolto nel Duomo. La monumentale tomba napoletana posta alle spalle dell’altare maggiore, opera di Giovanni da Nola e terminata molti anni dopo la morte di Don Pedro, resta tuttora priva delle spoglie del Viceré.
Attualmente la chiesa di S. Giacomo degli Spagnoli è chiusa, necessitando di lavori di ripristino (le foto di questa tomba sono di Peppe Guida).
Tomba di Don Pedro de Toledo (retro)

Basilica Santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore
Gaspar Méndez de Haro y Guzmán, 1687
Vincenzo Grimani, 1710
Johan Wenzel von Gallas, 1719

Non è facile scovare le iscrizioni sepolcrali di questi tre viceré: Gaspar Méndez de Haro y Guzmán (1629 – Napoli, 1687), Vincenzo Grimani (1652-1710) e Johan Wenzel von Gallas (1669-1719).
La prima si incontra appena entrati nella chiesa, ma occorre guardare dietro al battente sinistro del portale in legno. Un'epigrafe in latino, murata a parete, li cita tutti e tre riferendo che i loro resti giacciono nel medesimo sepolcro voluto dal Marchese del Carpio (cioè Gaspar de Haro) proprio alle porte del tempio.
Percorrete, poi, tutta la navata della basilica del Carmine e, passando sulla destra, attraversate la sacrestia per recarvi dietro l’altare maggiore, presso il quadro della Madonna. Troverete due brevi scalinate: proprio all’altezza del primo gradino della seconda rampa, guardate in basso a sinistra, praticamente siete sotto l’arco, lì c’è un'altra epigrafe la quale, sciogliendo le abbreviazioni, dice:
Qui sono sepolte le interiora
del fu Eccellentissimo Signore Don Gaspar
d’Aro Gusman Marchese
del Carpio e Viceré di Napoli e
del fu Eminentissimo Vincenzo Grimani
Cardinal Diacono e Viceré di Napoli
Primo 1687 - 2° 1710


Gaspar Méndez de Haro y Guzmán, VII Marchese del Carpio e Grande di Spagna,  fu Viceré di Napoli dal 1683 al 1687. Fu molto attivo nella moralizzazione della cosa pubblica e intrattenne rapporti con artisti del calibro di Luca Giordano e Paolo de Matteis. Attualmente è sepolto a Loeches, nei pressi di Madrid.

Vincenzo Grimani (Mantova, 1655 – Napoli, 1710), Cardinale diacono di sant’Eustachio, fu Viceré di Napoli dal 1708 al 1710. Appassionato di teatro, fu l’autore del libretto dell’opera “Agrippina” di Georg Friedrich Händel, il quale soggiornò a Napoli nel 1708. Provvisoriamente sepolto al Carmine, come da sue ultime volontà fu poi portato a Venezia.

Johan Wenzel von Gallas (Hořiněves, 23 marzo 1669 - Napoli, 25 luglio 1719), Conte, Maresciallo supremo di Boemia, Duca di Lucera, Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro, si fece costruire una delle più belle residenze nobiliari a Praga (Palazzo Clam-Gallas). Fu ambasciatore imperiale a Londra e poi a Roma, indi Viceré di Napoli dal 4 luglio 1719 ma solo per pochi giorni: morì, infatti, il 25 dello stesso mese.


Chiesa di San Giovanni a Mare
Michele Reggio e Branciforte, 1744

Michele Reggio e Branciforte (Aci Catena, 1682 – Napoli, 1772), Balì e Priore del Sovrano Militare Ordine di Malta, fu Viceré dal 25 Marzo al 13 Novembre 1744, in sostituzione di Re Carlo di Borbone, impegnato nella battaglia di Velletri. Quest’ultima si inquadra nel contesto della guerra scaturita dal Concordato di Worms (1743), dal quale già si possono osservare le prime avvisaglie delle trame intercorse tra i Savoia e l’Inghilterra, che porteranno poi all’invasione ed occupazione del Regno delle Due Sicilie nel 1860. Il Reggio è sepolto nella Chiesa di S. Giovanni a Mare: la monumentale lapide è posta al fondo della navata centrale. La chiesa, edificata nel XII secolo su una preesistente struttura, era sede del Priorato dell’Ordine di Malta e, nel corso dei secoli, è stata più volte rimaneggiata e restaurata. Essa è l’unico esempio di edilizia religiosa di età normanna in città, oggi pienamente recuperata nel suo originario aspetto medievale.

Con questa bella chiesa termina l’itinerario alla scoperta delle tombe dei viceré di Napoli.

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Nota
Manuel Luiz d'Orléans y de Watteville (nato a Bruxelles nel 1677), II Conte di Charny, I Duca di Castellammare e Grande di Spagna, fu viceré dal 3 gennaio al 12 luglio 1735. Poiché morì a Napoli il 14 maggio 1740, è possibile che sia stato sepolto in città, ma al momento non ho trovato riscontro né confutazione di questa ipotesi.


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