31/03/18

Viaggio epigrafico identitario



Visitare la sezione epigrafica del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), recentemente risistemata ed aperta al pubblico, è come fare un viaggio alle radici dell’identità del popolo duosiciliano, un percorso in quel diffuso mondo che si sviluppò, a partire dall’VIII sec. a. C., lungo le coste mediterranee e che sarebbe stato, nei secoli successivi, romano politicamente ma sempre greco culturalmente, tanto che a Napoli la lingua greca resistette almeno fino al III sec. d. C., senza piegarsi al latino.

La firma dell'inventor



Un aspetto poco noto del Palazzo Reale di Napoli è la presenza di iscrizioni che attestano la paternità dell'opera: l'architetto Domenico Fontana (1543-1607), chiamato inventor.

30/03/18

Il Tempo e la Storia


Nel Palazzo Reale di Napoli c’è un magnifico orologio del ‘700 il cui quadrante è costituito da una sfera che, ruotando, indica l’ora. Due personaggi le sono intorno: a sinistra il Tempo, che regge una lunga falce; a destra la Storia, nell’atto di fermare il Tempo con una mano, mentre protegge un libro con l’altra. Ed in effetti, un’attenzione ad alcuni dettagli del Palazzo, rivela un po’ dove la falce abbia colpito e quanto il libro sia stato protetto.

Il saccheggio della memoria


Un altro pezzo dell'immenso patrimonio barocco napoletano: la bella facciata restaurata della seicentesca chiesa di Santa Maria Vertecoeli a Napoli.
È piuttosto ampia e comprende anche l'annessa congrega sulla destra: per fotografarla convenientemente, occorrerebbe un grandangolo, perché la chiesa si trova nell'omonimo vicolo, in uno spazio ristretto.

L'equazione del tempo



Il sole non passa su ciascun meridiano esattamente ogni 24 ore, come siamo abituati a pensare e come, convenzionalmente, la comunità umana ha organizzato lo scorrere dei giorni e degli anni.

S.M.D.M.



L'ospedale Santa Maria della Misericordia, sito nel borgo dei Vergini, è un angolo di Napoli poco conosciuto. Contiguo all'omonima chiesa, fu realizzato come ricovero per sacerdoti poveri nel 1533 e poi, nel 1538, San Gaetano da Thiene lo ampliò.

29/03/18

Attenti a quei due!


Se vi trovate a passeggiare per il centro antico di Napoli, volgete lo sguardo verso la chiesa di Santa Maria Ogni Bene dei Sette Dolori (sec. XV), alla sommità di Spaccanapoli. Ebbene, quel tratto di strada antistante, che scende ripidamente ad innestarsi con l’antico decumano di Neapolis, è intitolato a Pasquale Scura, il quale vi abitava all’attuale civico 26/E: qui un’epigrafe, posta al tempo dei Savoia, ridondantemente lo ricorda.

La cappella di Maria Isabella



Ai Colli Aminei c’è una piccola chiesa soprannominata "Cappella borbonica". Fu fatta costruire dalla regina madre Maria Isabella di Spagna (1789-1848) moglie di Francesco I e madre di Ferdinando II.

Gli orologi dell'Arenella


A Napoli esistono nove orologi con il quadrante a 6 cifre anziché a 12, come siamo normalmente abituati a vedere. Di questi nove, ben due stanno all’Arenella e, per di più, sulla facciata della stessa chiesa: caso unico in città.

28/03/18

'A Maronna d''o Cavone



La chiesa di Santa Maria degli Angeli al Cavone, poco conosciuta dagli stessi napoletani (a meno che non risiedano nel quartiere Miano) è una chiesetta edificata addirittura nel '400 e rimaneggiata due secoli più tardi.

La Stamperia Reale

La chiesa di Sant’Anna di Palazzo
Nella seconda metà del '500 fu edificata a Napoli la Chiesa di Sant'Anna di Palazzo, originariamente dedicata alla Madonna del Rosario, con annesso convento dei Padri Domenicani. Il convento fu poi adibito, nel XVIII secolo, a Stamperia Reale, quella nella quale, cioè, venivano stampati tutti gli atti

La lezione di Maria

La chiesa di Donnaregina Vecchia
Nell’anno 2017 è ricorso il 760° anniversario della nascita di Maria d’Ungheria (1257 – 1323), la regina di Napoli consorte di Carlo II d’Angiò, detto Carlo lo Zoppo, madre di Re Roberto d’Angiò, detto Roberto il Saggio. Fu madre anche di Carlo Martello, che divenne re d’Ungheria, e di san Ludovico vescovo di Tolosa, il quale rinunciò al trono di Napoli, in favore del fratello Roberto, per entrare nell’ordine francescano. Di figli ne ebbe ben quattordici.

27/03/18

Il palazzo del sopranista


In via Carlo De Cesare, una delle strade che a Napoli conducono da Toledo ai Quartieri Spagnoli, c’è un palazzo che racconta un grande pezzo di storia della musica. Si tratta del palazzo fatto costruire da Gaetano Carmine Francesco Paolo Majorano, meglio noto come “Caffarelli”.

Lo splendore di un Regno

Il Torneo di Caserta: la sfilata delle dame e dei cavalieri per rientrare nel palazzo (1847)

Dal 3 Dicembre 2016 al 2 Aprile 2017, a Palazzo Zevallos si è tenuta la mostra sul pittore ed incisore Salvatore Fergola (1796-1874) dal titolo “Lo splendore di un Regno”, con 63 opere dell'artista.

L'Arenella al tempo del villaggio



Il Summonte, nella sua "Historia della città e Regno di Napoli" (1602), riporta i nomi di tre casali: Antignano, Arenella, Vommaro. Due Porte è il nome dell'antico villaggio nascosto tra i moderni caseggiati dell'Arenella. Inerpicarsi per quelle stradine è come viaggiare nel tempo, alla scoperta di un mondo rurale che in piccolissima parte sopravvive e che fece da scenario alle "fate", le note lavandaie del Vomero il cui canto è la più antica canzone napoletana conosciuta (XIII sec.).

26/03/18

La città della seta

Particolare della facciata della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, con le due statue scolpite da Giuseppe Sammartino, l’autore del famoso Cristo Velato.

Nell’XI secolo a Napoli iniziò l’importazione dalla Cina di seta che artigiani ebrei, stabilitisi nella zona di Portanuova, lavoravano con maestria. Quest'arte si sviluppò a tal punto in città nei secoli successivi, che nel 1477 fu costituita la Corporazione della Seta. Gli artigiani napoletani della seta la fecero crescere enormemente: essa dava lavoro ad una miriade di persone, dai filatori ai tintori ai tessitori. Anzi, ben presto il Regno si svincolò dall’importazione di seta dalla Cina e ne divenne un grandissimo produttore: in Calabria e in Sicilia, ad esempio, si sviluppò la coltivazione del gelso, alimento dei preziosi bachi e, naturalmente, l’allevamento di questi ultimi. Napoli divenne la città della seta, senza eguali in Europa.

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