Nel Palazzo Reale di Napoli c’è un magnifico orologio del ‘700 il cui quadrante è costituito da una sfera che, ruotando, indica l’ora. Due personaggi le sono intorno: a sinistra il Tempo, che regge una lunga falce; a destra la Storia, nell’atto di fermare il Tempo con una mano, mentre protegge un libro con l’altra. Ed in effetti, un’attenzione ad alcuni dettagli del Palazzo, rivela un po’ dove la falce abbia colpito e quanto il libro sia stato protetto.
Molti degli arazzi, ad esempio, che adornano alcune sale, sono opera della Real Fabbrica Napoletana, voluta da Carlo di Borbone. La loro qualità si distingue per la particolare luminosità, ottenuta inserendo fili d’oro e d’argento nella trama: una caratteristica di queste opere napoletane. La manifattura di arazzi fu attiva a Napoli fino al 1799, allorché la falce ne recise per sempre la produzione, in conseguenza dell’occupazione militare francese, presentata nel libro della Storia come una rivoluzione.
Il ciclo pittorico di Don Chisciotte |
La falce è passata anche per il ciclo pittorico di don Chisciotte: queste tele, dipinte con le scene della celebre opera di Cervantes, erano originariamente 41, ma ne restano 19 alle pareti. Esse servirono anche come modello per realizzare degli arazzi. Ma quei manufatti furono portati al Quirinale, dove oggi vi sono ben 102 arazzi della serie napoletana delle Storie di Don Chisciotte. Ahi, la Storia e il suo libro dalle pagine strappate!
Le tele provenienti dalla Reale Tenuta di Carditello |
E i grandi quadri con scene agresti provengono dalla Reale Tenuta di Carditello, là dove la falce ha mietuto senza riposo, distruggendo quanto c’era da distruggere, dopo l’invasione di uno Stato indipendente che era unito da oltre sette secoli. Non a caso, il soffitto della sala del trono è decorato, ai quattro lati, con le rappresentazioni allegoriche di tutte le province del Regno.
Particolare delle decorazioni della sala del trono |
I dettagli che si possono cogliere nel Palazzo, raccontano anche della grande tradizione pittorica locale. Battistello Caracciolo, ad esempio, ha affrescato l’intera volta di una sala, con scene del Gran Capitano diventato primo vicerè: Gonzalo Fernández de Córdoba y Aguilar. L’artista, che era seguace del Caravaggio, volle omaggiare il maestro, inserendo in una delle scene il suo ritratto. Il volto di Michelangelo Merisi è collocato tra gli ambasciatori venuti a consegnare le chiavi della città al Gran Capitano, alla destra del personaggio vestito di verde.
Particolare degli affreschi di Battistello Caracciolo |
Recuperare la nostra identità culturale significa coltivare un sogno di riscatto e di libertà: come Giuseppe di Nazareth che in sogno comprendeva tante verità della sua vita complicata e misteriosa. Il quadro del Guercino “Il sogno di Giuseppe” fu acquistato da re Ferdinando I e decora ancora una parete del Palazzo, con il suo invito ad ascoltare le voci più belle che, nascoste nelle nostre profondità, invitano a metterci in cammino ed osare la pace, osare il cambiamento.
Orologio a globo di Atlante |
Orologio musicale di Hendel |
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