Tra
la fine di dicembre 1861 e il gennaio 1862, ventiquattro donne a Napoli, tutte
istitutrici (dette “maestrine”) dei Reali Educandati, rifiutarono di giurare
fedeltà al re usurpatore Vittorio Emanuele II, in difesa della loro libertà di
coscienza e di quella della loro terra, il Regno delle Due Sicilie, la cui
popolazione fu subito sottoposta ad una tremenda repressione e spoliazione dei
beni, non appena invasa dai mercenari garibaldini e poi dall’esercito
piemontese.
Fu
un gesto di grande coraggio e fedeltà, una forma di resistenza nonviolenta all’occupazione
brutale del nostro Stato operata dai Savoia e dai loro sodali senza scrupoli.
Su
quelle donne dissidenti, che pagarono a caro prezzo il loro ammirevole gesto di disobbedienza
civile, scese il silenzio: furono condannate ad una sorta di ostracismo
perpetuo da parte del regime italiano. Una di esse, Margherita Salatino
(1819-1876), fondò a Napoli, insieme a San Ludovico da Casoria (1814-1885), una
congregazione religiosa: le Suore Francescane Elisabettine Bigie, di cui divenne
la prima Madre Generale. Visse e si spense nel convento sito al Tondo di Capodimonte,
dove le suore si dedicavano all’assistenza degli orfani. La missione delle suore
era, ed è ancora oggi, prendersi cura di quanti vivono ai margini della società,
in particolare anziani ed ammalati abbandonati, minori a rischio. Esse hanno
anche una vocazione missionaria “ad
gentes” e sono presenti in Etiopia, India, Indonesia, Filippine, Panama.
L’ostilità
da parte del Regno d’Italia, nonostante la santità di vita di Margherita
Salatino, stese un velo persino sulla sua sepoltura e su quella della sua
collega in Educandato e poi consorella nella Congregazione religiosa, Concetta
Durelli (1825-1891) che, alla morte di Margherita, fu la seconda Madre Generale
delle Suore Elisabettine. A tal punto ne dovette risultare interdetta la
memoria, che persino le suore stesse finora non conoscevano l’ubicazione della
sepoltura della loro benemerita Fondatrice.
Come
sono arrivato al ritrovamento della tomba?
L'incipit del manoscritto di p. Libertino (AASCV fasc. 2/10) |
Il
punto di partenza è stato la consapevolezza del profondo legame affettivo tra
Margherita Salatino e la napoletana Santa Caterina Volpicelli (1839-1894), che da
bambina era stata allieva della Salatino nel Reale Educandato di Piazza San
Marcellino a Napoli (l’altro scenario della vicenda delle maestrine coraggiose fu il Reale Educandato di Piazza
Miracoli, ugualmente a Napoli).
Santa
Caterina Volpicelli fondò a sua volta la congregazione delle Ancelle del Sacro
Cuore, stabilendosi in Largo Petrone, oggi Largo Caterina Volpicelli, nel
quartiere Avvocata. In questa Casa madre della Congregazione vi sono una biblioteca
(Biblioteca Circolante del Sacro Cuore) ed un archivio (Archivio Ancelle del
Sacro Cuore di Caterina Volpicelli – AASCV) mantenuti in lodevole stato, cui
gli studiosi possono accedere beneficiando anche della competente e gentile
disponibilità di suor Elena Santoro, la quale è altresì biografa della Santa.
Nell’AASCV
ho saputo che erano custoditi anche alcuni documenti relativi a Margherita
Salatino, a conferma del rapporto amicale che non si interruppe mai tra questa
e Caterina. Fra tali documenti due si sono rivelati decisivi per rintracciare
il luogo di sepoltura della Salatino: gli elogi funebri redatti in onore della
Madre Generale.
L’uno
fu composto da p. Pasquale Libertino. Il manoscritto è datato 5 febbraio 1876,
cioè il giorno della morte di Margherita, e riporta la dedica “All’Illustrissima Dama D. Concettina Durelli
Seconda Madre delle Suore Elisabettine Ausiliatrici del Purgatorio”, come
detto un’altra delle maestrine coraggiose, che per prima si unì alla Salatino
nella nuova Congregazione.
L’altro
fu scritto da p. Antonio Cipolletta e recitato il 25 giugno 1876, a poco più di
quattro mesi dalla morte, nella cappella da lei fondata al Tondo di Capodimonte,
e poi stampato con dedica del 27 giugno “Al Molto Rev.
Signore Don Ferdinando Salatino dell’Ordine dei Predicatori”: il fratello
di Margherita. La pubblicazione a stampa avvenne grazie alla Tipografia Editrice
degli Accattoncelli, una delle opere sociali di San Ludovico da Casoria, che
era sita nella zona di Materdei.
Dedica della pubblicazione dell'elogio funebre di p. Cipolletta (AASCV fasc. 2/10) |
Entrambi
questi documenti riportano, tra l’altro, il racconto degli ultimi momenti di
vita di Madre Margherita, che al mattino del 5 febbraio predisse l’ora della
sua morte: le 14. Le due orazioni funebri riportano anche la fondamentale
informazione che la donna aveva acquistato una nicchia per quando sarebbe morta.
Il Cipolletta, però, aggiunge la preziosa precisazione che essa era sita nel
cimitero di Miano.
Il
cimitero di Miano, quartiere della periferia nord di Napoli, è sito a ridosso
del santuario della Madonna dell’Arco, da non confondere con l’omonimo e più
famoso santuario sito nel Comune di Sant’Anastasia, attualmente officiato dall’Ordine
francescano dei Frati Minori (OFM). La chiesa risale almeno alla prima metà del
‘500, mentre il cimitero è dell’800.
Il
primo ovvio tentativo di rilevare la collocazione esatta della tomba della
Salatino è stato quello di consultare l’archivio del cimitero, dove sono
conservati (non esattamente con le dovute accortezze da riservarsi al tanto
deperibile materiale scrittorio) i registri delle sepolture. Di questa fase è
giusto rimarcare la gentilezza e disponibilità del personale della struttura. Tra
i molti registri ancora presenti, persino uno risalente al 1866 ma reso illeggibile
dal tempo e dall’incuria, mancava proprio quello del 1876. Non restava che
armarsi di pazienza e leggere tutte le lapidi, naturalmente non procedendo a
caso ma –grazie alla mappa disponibile sul sito del Comune di Napoli-
focalizzandosi sulle zone più congruenti con la ricerca.
Ho
letto tante, ma davvero tante epigrafi, facendo attenzione a non saltarne
nessuna, in un’area dove erano tendenzialmente le nicchie più antiche,
risalenti all’800.
È
stata un’emozione grande quando ad un tratto gli occhi hanno visto già da
lontano una scritta: salatino.
Avvicinandomi
in fretta, ho ritrovato come una vecchia amica e, con sorpresa, ho scoperto che
riposava insieme ad altre due care persone: Atalia Baer e Concetta Durelli.
A
quasi un secolo e mezzo dalla morte, almeno qualcuna delle maestrine
coraggiose è un po' meno condannata all’oblio. In
attesa di scoprire –chissà- i luoghi di sepoltura delle altre 21 nostre meravigliose
patriote nonviolente, donne di fede e di tenacia, educatrici anzitutto col loro
esempio, spero che questo luogo diventi da subito uno spazio di raccoglimento e
di riflessione, un punto di arrivo e di partenza per donne e uomini di oggi che vogliono restituire alla nostra terra duosiciliana indipendenza e giustizia nella
verità.
Una rara foto di Margherita Salatino (AASCV fasc. 2/10) |
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Altri articoli sulle maestrine coraggiose pubblicati in questo blog:
Bravo!
RispondiEliminaGrazie :-)
EliminaBuonasera,una bella storia che non conoscevo. Abito a Miano e curo su facebook una pagina: Miano quartiere Napoli Nord. Spero che non le dispiaccia se pubblico,con i dovuti riferimenti, questo suo racconto su detta pagina. Anche a Miano c'è bisogno di recuperare la memoria storica dell'antico Casale.
RispondiEliminaBuonasera, ho letto adesso il suo commento (3 mesi dopo...) perché non mi è arrivata notifica: mi scuso per il ritardo nella risposta.
EliminaGrazie per l'apprezzamento e per la condivisione della storia.
Ci sono altri due articoli su Miano: "'O pezzotto italiano" e "'A Maronna d''o Cavone". Un riferimento importante lo trova altresì in "Andar per banni" (menu in alto).
Bellissima storia che condivido, sperando che non vi dispiaccia .
RispondiEliminaGrazie!
EliminaMolto interessante. Da napoletano la ringrazio per la scoperta.
RispondiEliminaUna delle nostre madri da ricordare
Sì, quelle donne sono per noi un grande esempio!
EliminaIl 21 settembre 2020 le spoglie delle tre maestrine coraggiose (Margherita Salatino, Maria Concetta Durelli, Atalia Baer) sono state traslate dal cimitero del quartiere Miano alla chiesa dell'Ospizio Marino, dove già riposava il corpo di San Ludovico da Casoria.