03/07/18

L'eremita del Vomero


Tra le grandi vie che si intersecano in Largo Cangiani, a Napoli nel quartiere Vomero, c’è una stradina che può passare inosservata: via Cangiani. Percorrendola, in qualche modo si esce dal caos di quell’incrocio e ci si inoltra brevemente in quello che un tempo era un piccolo insediamento di campagna, poche casupole ed una chiesetta del ‘500.
Jean Antoine Pellissier
Cappella Cangiani
All’epoca tutta la collina del Vomero era luogo boscoso e qua e là vi erano piccoli villaggi e case sparse. La chiesetta del ‘500, poi sostituita con quella più grande aperta al culto nel 1914 ed eretta a parrocchia nel 1924, fu edificata da Antonio Cangiano, la cui famiglia dette il nome alla zona: Cappella Cangiani. Sulla destra della chiesa è posta un’antica epigrafe ritrovata durante i lavori di rifacimento; in essa si ricorda che le case con il terreno adiacente alla cappella, furono concesse dal Seminario di Napoli in enfiteusi perpetua a Don Benedetto Cuomo, che era segretario della Gran Corte della Vicaria, per sé e per gli eredi, con l’impegno di versare sette ducati all’anno a beneficio del Seminario stesso e di farvi celebrare messa ogni giorno di festa. Tale concessione doveva essere rinnovata ogni ventinove anni e registrata agli atti della Curia di Napoli. Il tutto, specifica ancora l’epigrafe, era stato stabilito con atto del notaio Pietro Capasso ed assenso apostolico del 4 ottobre 1676, con l’opera dello scrivano Don Giacinto Pazzaneto.

Già nel ‘700, tuttavia, la cappella era tornata nella disponibilità della Curia. In quel periodo nasceva in un piccolo paese della Valle d’Aosta, e precisamente il 22 settembre 1715 a Saint-Oyen, Jean-Antoine Pellissier, da una famiglia povera che, però, vista la propensione agli studi del ragazzo, gli consentì di procedere nell’istruzione, tanto che egli arrivò a studiare teologia a Lione, sentendosi chiamato alla vita religiosa. Così decise di dedicarsi ad una vita al tempo stesso eremitica ed itinerante ed intraprese, verso i trentacinque anni, un lungo viaggio dalle sue valli verso sud, passando per Roma e stabilendosi per lungo tempo a Paternopoli (AV).
San Giorgio Maggiore
L’ultima fase della sua vita la trascorse in un romitorio circondato dai boschi, in una casetta sovrastante una cappella: la Cappella Cangiani al Vomero.
Jean Antoine Pellissier entrò in contatto con l’atmosfera spirituale napoletana, in particolare con il grande Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Egli era solito recarsi nella monumentale chiesa di San Giorgio Maggiore, in via Duomo dove frequentava la congregazione dei “Pii Operai”, fondata da Carlo Carafa a Napoli per la catechesi delle zone rurali.

Jean Antoine scrisse anche opere spirituali in lingua francese, conosciute soprattutto in Valle d’Aosta; una traduzione fu stampata a Napoli nel 1787. Si spense improvvisamente, il 21 ottobre 1786, proprio nella chiesa di San Giorgio Maggiore, dove fu poi sepolto nella prima cappella a sinistra, dove c’è la grande tela dipinta da Francesco Teresi nel 1713.
Nel 1965 le spoglie dell’eremita del Vomero furono traslate a Saint-Oyen.

La cappella dove fu sepolto l'eremita.

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L'immagine di Jean Antoine Pellissier è tratta da: Anonimo, Saggio della vita e delle virtù del fu Servo di Dio eremita fra Gio: Antonio Pellissier (...), Presso Vincenzo Orsini, Napoli 1789.

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