Il Summonte, nella sua "Historia della città e Regno di Napoli" (1602), riporta i nomi di tre casali: Antignano, Arenella, Vommaro. Due Porte è il nome dell'antico villaggio nascosto tra i moderni caseggiati dell'Arenella. Inerpicarsi per quelle stradine è come viaggiare nel tempo, alla scoperta di un mondo rurale che in piccolissima parte sopravvive e che fece da scenario alle "fate", le note lavandaie del Vomero il cui canto è la più antica canzone napoletana conosciuta (XIII sec.).
La famiglia di Costanzo, discendente da un cavaliere tedesco (Costantio) che era Tesoriere Imperiale, giunse a Napoli nel 1195 al seguito di Arrigo VI (Enrico VI di Hohenstaufen), Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1191 e Re di Sicilia dal 1194, si stabilì a Pozzuoli ed ebbe il governo di Cuma.
La famiglia di Costanzo, discendente da un cavaliere tedesco (Costantio) che era Tesoriere Imperiale, giunse a Napoli nel 1195 al seguito di Arrigo VI (Enrico VI di Hohenstaufen), Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1191 e Re di Sicilia dal 1194, si stabilì a Pozzuoli ed ebbe il governo di Cuma.
La storia di questa casata, che annoverò molti cavalieri, si incrocia con quella dell’antico villaggio Due Porte all’Arenella, poiché qui essa aveva possedimenti.
Doveva esserci una significativa comunità contadina, tant'è che Isabella di Costanzo, figlia del Regio Consigliere Nicola Francesco di Costanzo, qui fece edificare, alla metà del ‘600, una piccola chiesa con cupolino a cipolla, dedicata a Santa Maria Porta Coeli e San Gennaro, "affinché la gente dalle circostanti campagne non durasse fatica per le pratiche del culto col trarre in chiese lontane": come ricorda l'epigrafe sul piccolo tempio che passò, poi, alla Deputazione del Santo Patrono.
Questa chiesetta, recentemente restaurata, conserva all’interno, tra l'altro, la piccola cappella sepolcrale di famiglia con ancora alcune antiche tombe, tra cui quelle dei vescovi di Pozzuoli Ludovico e Luigi di Costanzo e del cavaliere Giovannello, fratello di Ludovico, vissuti nel XIV e XV secolo.
Non è l'unico luogo di culto del borgo: un'altra chiesa, Santa Maria delle Grazie (1690), è sita proprio nella piazzetta Due Porte, snodo di ben quattro viuzze, una delle quali costituisce la "passeggiata del Borgo dei Gerolamini", che conduce alla candida villa La Marca, affacciata come una fortezza sul panorama mozzafiato.
Discendendo dalla sommità, si incontra villa Visocchi. L'edificio, in stile neorinascimentale, così come oggi si presenta risale agli inizi del Novecento ed è opera dell'architetto Giovan Battista Comencini, tra coloro che proposero il "Liberty" a Napoli. Ma questa villa, con ampio parco, nelle forme originarie risale al Settecento ed ha una lunga storia, legata ai vari possessori. Essa compare persino nella mappa del Duca di Noja, che è del 1775, ed è stato ipotizzato che fosse in origine la casa di campagna del famoso storico Pietro Giannone (1676-1748), autore de "L'istoria civile del Regno di Napoli".
Il villaggio Due Porte offre ancora viottoli, l'antico casale, piccoli campi coltivati e una delle tante scalinate della città obliqua, prima di reimmergersi nel traffico sostenuto di via Giacinto Gigante, che ci ricorda di essere non in un piccolo borgo isolato, ma nella nostra metropoli brulicante.
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