09/04/18

Un fumetto del Medioevo


I Sotterranei gotici della Certosa di San Martino sono ricchi di testimonianze del nostro passato: sotto le sue volte, che costituiscono il nucleo più antico conservatosi del monastero, c’è un’abbondanza di statue, epigrafi e altri manufatti,

provenienti soprattutto dal cosiddetto sventramento della zona Mercato-Porto, che a fine Ottocento risistemò, con sacrifici storico-artistici anche assurdi, parte del centro cittadino. Tanto per fare un esempio, nei Sotterranei troviamo persino portali quattrocenteschi o, nel Chiostro dei Procuratori, una raccolta di stemmi su marmo, tutto proveniente dalle dimore della zona.
La Certosa di San Martino
Tra i tanti reperti, dunque, è custodita anche un’epigrafe del XIV secolo, fino al 1862 collocata sulla facciata della chiesa di San Pietro Martire (al Rettifilo), che rappresenta il dialogo tra la morte e un mercante: praticamente un fumetto del Trecento!
Il mercante è Franceschino da Brignale il quale, essendo scampato due volte ad un naufragio, a differenza dei suoi sventurati compagni di viaggio che perirono, commissionò nell’Agosto del 1361 (XIV indizione) questa sorta di ex voto. Dalla sua figura e da quella della morte fuoriescono le parole come in un fumetto.
Il mercante dice: “Tutto te volio dare se mi lasi scampare”.
Ma la morte lo delude, rispondendogli: “Se tu me pottsse dare quanto se potè ademandare non te scampata la morte se te vene la sorte”.
L'epigrafe di Franceschino da Brignale
Insomma, Franceschino promette alla morte tutto ciò che ha, per essere risparmiato; ma questa gli conferma che, anche se le desse tutto quanto è possibile chiedere, quando arriverà il suo momento non potrà affatto essere risparmiato.
Franceschino è raffigurato con una borsa dalla quale fuoriescono monete che offre alla morte. C’è un aneddoto su queste monete. Nel Medioevo, allorché l’epigrafe si trovava sulla facciata della chiesa di San Pietro Martire, chi chiedeva un prestito talora si sentiva rispondere: vai dalla morte di San Pietro Martire che ha tanti soldi!
La morte porta sul capo due corone, a testimonianza del suo grande potere sul regno dei vivi e dei defunti; sulla mano sinistra ha un falco, simbolo della sua caccia che non si ferma mai, e nella destra porta un loro (una striscia di cuoio con due ali di colombo, che il falconiere faceva roteare per far ritornare il volatile sulla sua mano). Ai suoi piedi ci sono tredici defunti: gente comune, un re e un vescovo. Nessuno scampa, appunto.
In alto, ci sono gli stemmi dell’ordine domenicano: la chiesa di San Pietro Martire, di età angioina, fu infatti officiata dai frati domenicani, nel cui convento oggi ha sede il Dipartimento di Lettere dell’Università Federico II.
Altre scritte fanno da contorno a questo dialogo, tra le quali il nome del committente e la data. L’epigrafe è un po’ corrotta, tuttavia la trascrizione completa fu pubblicata dal Monti nel 1921.
Sulla tabella al centro è scritto:
eo so’ la morte chi chacio sopera voi jende munedana la malata e la sana dì e note la perchacio no fugia nesuno ine tana per scampare da lo mio laczio chè tucto lo mando abraczio e tucta la gente umana perchè nessuno se conforta ma prenda spavento che ò per comandamento de prendere a chi ven la sorte siave castigamento questa fegura de morte e pensavie de fare forte in via de salvamento
La cornice contiene la seguente iscrizione:
mille laude faczio a dio patre e a la santa trinitate che due volte me aveno scampato e tucti li altri foro annegate francischino fui da brignale feci fare questa memoria a le MCCCLXI de lo mese de agusto XIIII indiccionis

Alcuni dei reperti custoditi nei Sotterranei gotici

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