21/10/18

Il museo dell’indipendenza perduta


 
Il 21 ottobre ricorre il tragico anniversario del plebiscito il quale, nel 1860, fu l’atto che decretò il passaggio del Regno delle Due Sicilie sotto la sovranità dei Savoia e che, dunque, sancì la fine della sua indipendenza attraverso l’annessione ad un altro stato. Questo evento fu sdoganato all’epoca –ed è passato alla storia- come espressione della volontà popolare e fondamento della legittimità della cosiddetta unità d’Italia: di fatto fu il goffo tentativo di nascondere l'invasione ed occupazione violenta di un Paese libero.

Collegio Massimo dei Gesuiti
Uno dei seggi elettorali a Napoli fu allestito nella prestigiosa sede del Real Museo Mineralogico dell’Università Federico II. Questo museo fu istituito nel 1801 da Ferdinando IV di Borbone nella biblioteca dell’ex Collegio Massimo dei Gesuiti, ampia struttura il cui nucleo essenziale era costituito dal quattrocentesco palazzo Carafa.
Calcite su ametista
Provenienza: Uruguay
Il museo fu concepito non solo come spazio espositivo, ma come centro di ricerca orientato allo sviluppo delle risorse minerarie del Regno e diventò una prestigiosa istituzione scientifica: nel 1845 fu sede di un congresso cui parteciparono oltre 1600 scienziati. Tre anni dopo, con la Costituzione firmata da  Ferdinando II, il monumentale salone fu la prima sede della Camera dei Deputati. Oggi il museo conta 25.000 reperti, molti dei quali di eccezionale qualità e dimensione. Collezioni di grande valore storico e scientifico, che fanno del Real Museo uno dei più importanti e conosciuti musei mineralogici al mondo.
La prima pagina
de L'Illustration, n. 924
del 10 novembre 1860.
Crocoite
Provenienza: Australia
Una rappresentazione del plebiscito del 1860, molto interessante, la offrì la rivista settimanale francese, con sede a Parigi, "L’Illustration, journal universel". Fu pubblicata dal 1843 (il primo numero uscì il 4 marzo) al 1944 e, successivamente, dal 1945 al 1955 (però con il nome di "France Illustration"). Totalizzò oltre cinquemila numeri con un totale di circa 180.000 pagine. Una delle caratteristiche di questa rivista era il ricco apparato iconografico, che coinvolgeva i migliori disegnatori ed incisori. Ciò contribuiva a sottolinearne la politica editoriale: non accontentarsi delle agenzie di stampa, ma inviare corrispondenti o chiedere la collaborazione dei lettori per avere, grazie agli articoli e alle illustrazioni, una rappresentazione diretta del fatto, il più neutrale possibile.
L'Illustration, n. 924 del 10/11/1860,
la pagina 324.

L’Illustration, tra l’altro, si ritiene che abbia il record di aver pubblicato per la prima volta in Francia una vera fotografia giornalistica in bianco e nero (1891). Bene, il 10 novembre 1860, esce il numero 924 della rivista la quale, a pagina 324, dedica due immagini ad un evento che pochi giorni prima si era consumato a Napoli, appunto il 21 ottobre: il plebiscito per l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna. Un’immagine mostra gli elettori che si recano al voto, mentre l’altra mostra il seggio allestito all’interno dell’Università: il salone del Real Museo Mineralogico.
Si vede chiaramente qual era il meccanismo di voto: c’erano due contenitori, uno con la scritta SI e l’altro con la scritta NO. L’elettore doveva prelevare la propria scheda da uno dei due, sotto l’occhio vigile dei malavitosi che il nuovo regime aveva promosso tutori dell'ordine pubblico e quello, spaventato o compiacente, di tutti i convenuti, quindi depositarla nell’urna centrale. Da notare anche alcuni dettagli, come la scritta "Viva l'unità d'Italia" (dentro al seggio!) e alle pareti le iniziali VE (Vittorio Emanuele) e GG (Giuseppe Garibaldi). 
Le regole per lo svolgimento del plebiscito erano state fissate l'8 ottobre 1860 con un decreto a firma del pro-dittatore Giorgio Pallavicino: Si troveranno nei luoghi, destinati alla votazione, su di un apposito banco tre urne, una vuota nel mezzo, e due laterali, in una delle quali saranno preparati i bullettini col sì, e nell’altra quelli del no, perchè ciascun votante prenda quello che gli aggrada e lo deponga nell’urna vuota.” (art. 4). Il risultato sarebbe poi stato pubblicamente annunziato in piazza (art. 7).
E, a proposito del risultato ampiamente pilotato, il 15 ottobre 1860 - sei giorni prima del plebiscito - un decreto di Garibaldi praticamente ne anticipò il contenuto. L’imbroglio era talmente sfacciato e grossolano che, in calce al decreto pubblicato il giorno 17, fu persino stampata una nota la quale precisava che il plebiscito si sarebbe fatto ugualmente.
Una farsa, insomma, in cui potevano dilagare trucchi e brogli, in un clima di intimidazione e senza alcuna garanzia per la libera espressione del voto. Un plebiscito dal risultato già scritto, simile a quelle consultazioni elettorali che attualmente vengono condannate in tutto il mondo, per le quali si invoca l’invio di osservatori internazionali. All’epoca, purtroppo, nel Regno delle Due Sicilie non ne furono inviati, perché altrimenti oggi non saremmo nel pantano italiano che ci affoga.
L'immagine del plebiscito pubblicata dalla rivista.
Interessante la didascalia che dice:
"Voto per l'annessione...".
Lo stesso salone oggi.


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