Tra i luoghi legati alla presenza dei Padri Camaldolesi a Napoli vi era anche una masseria fra il Vomero e Soccavo, all’altezza dell’attuale corso Europa dove si trovano Villa Salve e l'ex cappella di Santo Stefano.
S. Maria della Libera. |
La mappa della città del Duca di Noja (1775) la indica longo la strada che va verso la chiesa di Santa Maria della Libera, tuttora esistente.
I quartieri dell’area flegrea, pur essendo parte della città di Napoli, ricadevano (anche al presente) nella Diocesi di Pozzuoli. Nel 1686 il Vescovo di Pozzuoli voleva effettuare una visita all’oratorio annesso alla masseria. La Santa Visita (oggi chiamata perlopiù Visita Pastorale) era prerogativa dell’Ordinario, sotto la cui giurisdizione ricadeva qualsiasi luogo sacro cattolico, e rappresentava l’esercizio del suo ministero pastorale. Dopo il Concilio di Trento (1545-1563) la Visita diventò anche occasione per verificare che le sue norme fossero applicate dal clero e dai fedeli.
Il Priore dell’Eremo del SS. Salvatore di Napoli si era opposto alla visita e l’aveva proibita al Vescovo. Questi, in risposta, aveva interdetto l’oratorio e, dunque, il Priore si era appellato al Nunzio Apostolico di Napoli, da lui ottenendo l’annullamento dell’interdetto. A quel punto sia il Nunzio che il Priore presentarono ricorso alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari per definire la questione.
Cappella di S. Stefano. |
Nel mese di aprile del 1686, ottenuta relazione del Cardinale Girolamo Casanate, fu emessa la sentenza dalla Sacra Congregazione VV. e RR. che dava ragione agli Eremiti Camaldolesi: l’interdetto veniva definitivamente cancellato, ai religiosi fu riservata la celebrazione della Messa nella cappella e fu esclusa la possibilità di visita del Vescovo.
Card. G. Casanate |
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