Il movimento spirituale che prese avvio da San Romualdo († 1027) ebbe, a partire dal XVI secolo, una notevole espansione a Napoli e in Campania. Una diffusione oggi andata del tutto perduta, mentre continua altrove sia in ambito femminile che maschile.
Quest’ultimo registra due distinte e autonome congregazioni. La più antica è la Congregazione Camaldolese dell’Ordine di San Benedetto, la cui casa madre è il Sacro Eremo di Camaldoli in Toscana, fondato intorno al 1025. L’altra è la Congregazione degli Eremiti camaldolesi di Monte Corona, con attuale casa madre il Sacro Eremo del Tuscolo a Monte Porzio Catone nel Lazio.
Quella montecoronese nacque in Umbria nel 1520, come riforma della precedente, su impulso del Beato Paolo Giustiniani; il suo primo Capitolo si tenne nel mese di gennaio del 1524. Questo ramo camaldolese aveva un’importante presenza nella parte continentale del Regno delle Due Sicilie: ben sei eremi oltre ad un hospitio a Napoli, dove risiedeva il Padre Procuratore generale, una grangia ad Angri (SA), una chiesa con foresteria a Campagna (SA), una masseria con oratorio tra il Vomero e Soccavo, un'inferneria con chiesetta e masseria in quella zona che prese il nome di Camaldolilli: i piccoli Camaldoli. Per precisione occorre notare che vi erano altre due comunità camaldolesi nel Regno, nel teramano, ma appartenenti alla Congregazione di Fonte Avellana e non a quella di Monte Corona.
L’eremo montecoronese di Napoli, fondato nel 1585, passò poi all’altra congregazione camaldolese nel 1962. L’ultimo eremo campano abitato da monaci montecoronesi, dunque, è stato quello di Visciano, passato ai Missionari della Divina Redenzione all’inizio degli anni Novanta. Oggi non esistono più eremiti camaldolesi in Campania, di nessun ramo: l’insediamento di Napoli, che aveva dato il nome alla collina prima chiamata Monte Prospetto, ha chiuso nel 1998 e ai monaci sono subentrate le suore Brigidine.
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La Congregazione degli Eremiti camaldolesi di Monte Corona è oggi regolata dalle Costituzioni, elaborate dal Capitolo generale del 1986 e approvate dalla santa Sede nel 1988; alcune modifiche al testo sono state apportate nel 2003 e nel 2012. Le Costituzioni della Congregazione Camaldolese dell’Ordine di San Benedetto, l’altro ramo romualdino, sono state approvate nel 1985.
Nel corso della loro secolare storia, questi religiosi hanno registrato numerosi momenti difficili, ad esempio nella seconda metà dell’Ottocento. È noto, infatti, l’accanimento del Regno di Sardegna e poi del Regno d’Italia contro le comunità religiose, che portò lo Stato ad incamerare i beni dei monasteri dopo averli soppressi. In questo contesto di spoliazione è singolare la storia dell’eremo di Monte Corona, nell’Umbria annessa nel 1860, all’epoca casa madre della Congregazione. Nel libro sopra mezionato, è raccontato* che il 1 giugno del 1861, per tentare di salvare dalla soppressione Monte Corona, il Padre Visitatore don Emiliano Neri e il Padre Procuratore generale don Maurizio, cioè due superiori, si recarono a Torino da Camillo Benso di Cavour, che era Capo del governo. Questi fu però irremovibile, sostenendo che in Umbria i religiosi erano troppi. Nell’ultimo tentativo, don Emiliano sollecitò Cavour ad imitare in magnanimità Napoleone, che aveva preservato l’eremo di Monte Corona dalla soppressione del 1810 lasciando in pace gli eremiti nella loro vita di preghiera studio e lavoro. I due religiosi illustrarono brevemente al Conte il bene che i confratelli di Monte Corona facevano e Camillo Cavour, dunque, li congedò rassicurandoli. L’incontro ebbe termine verso le dieci del mattino e i padri Emiliano e Maurizio telegrafarono a Monte Corona di stare tranquilli.
Ma nel pomeriggio ricevettero risposta che la comunità era stata intimata ad abbandonare l’eremo immediatamente. I due religiosi tornarono da Cavour ma questi non concesse loro udienza. Al mattino seguente, il 2 giugno 1861, riportatisi nuovamente a domandare l’incontro, fu loro detto che Cavour era indisposto. Si rivolsero allora al Ministro dell’interno Marco Minghetti, il quale rispose di poter solo chiedere una dilazione. Il 6 giugno Cavour morì; il giorno 16 il delegato del Prefetto di Perugia si recò alla porta dell’eremo per ordinare ai religiosi camaldolesi di uscire. Sessanta eremiti, tra cui anche anziani e infermi, lasciarono Monte Corona. La Congregazione non vi ha mai più fatto ritorno.
Anche le fondazioni camaldolesi napoletane, come tutti i beni ecclesiastici, subirono la stessa sorte di incameramento. Con una lettera datata 20 luglio 1885**, il Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti chiese al Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Napoli informazioni sulla zona dei Camaldoli a proposito della chiesa dell’eremo: “circa la necessità o almeno la convenienza di lasciarla aperta al pubblico culto”. Dopo l’invasione del 1860, infatti, anche gli eremiti napoletani erano stati dispersi e il complesso monastico incamerato dal nuovo Regno d’Italia.
La missiva così inizia: “S. E. il Cardinale Arcivescovo di Napoli fe’ pervenire a questo Ministero l’unita istanza, con la quale chiede la cessione della chiesa con gli annessi fabbricati esistente nella tenuta dei Camaldoli presso Napoli, dichiarando essere suo intendimento di stabilirvi un regolare servizio religioso per provvedere ai bisogni spirituali della popolazione sparsa sulle colline circostanti”.
Erano passati esattamente trecento anni dalla fondazione dell’eremo: la perdita dell’indipendenza del Regno delle Due Sicilie e la repressione subita dalla Chiesa rappresentavano un triste snodo nella storia dell’eremitismo napoletano. Il recupero del complesso*** fu poi portato a compimento, anche grazie al concorso di benefattori. La Chiesa napoletana dovette riacquistare i fabbricati interni e i fondi annessi. Ben dieci anni dopo, anche l’eremo di Visciano fu recuperato.
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* Lugano P.T., La Congregazione camaldolese degli eremiti di Montecorona dalle origini ai nostri tempi (...), Sacro Eremo Tuscolano, Frascati 1908, pp. 491-494.
** Conservata nell’Archivio di Stato di Napoli, Fondo Procura Generale Corte d'Appello di Napoli, Corrispondenza in materia ecclesiastica, atti e contratti 1885, b. 1774 - f. 99.
*** Per le vicende relative all’eremo di Napoli negli anni 1885-1886 si veda in particolare: Sommario Cronologico dei Documenti Pontifici riguardanti la Congregazione Eremitica Camaldolese di Monte Corona (1515-1908), Sacro Eremo Tuscolano, Frascati 1908, pp. 469-474.
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